John Lennon & Yoko Ono “Double Fantasy” (1980)

John Lennon & Yoko Ono “Double Fantasy” (1980)

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In onda tutte le sere alle 20e15 - 22e15 - 00e15

Disco scelto e commentato da Marco Ferrari, musicista e geometra

1. JOHN LENNON & YIKO ONO "(Just Like) Starting Over"
2. JOHN LENNON & YIKO ONO "Cleanup Time"
3. JOHN LENNON & YIKO ONO "Give Me Something"
4. JOHN LENNON & YIKO ONO "I'm Losing You"
5. JOHN LENNON & YIKO ONO "Beautiful Boy (Darling Boy)"

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Pubblicato nel novembre 1980, “Double Fantasy” è l’esito di un lungo periodo di esilio volontario dal mondo dello show – business, iniziato nel 1975, dopo la realizzazione di “Rock’n’roll”, una nostalgica operazione di recupero di vecchi successi degli anni ’50. L’ultimo disco di inediti Lennon lo produsse l’anno precedente con “Walls and Bridges”: vista l’assenza di materiale nuovo da ben sei anni, risultava dunque comprensibile l’enorme attesa che accompagnò la nuova uscita discografica, unitamente ad un cambio di etichetta, che portò Lennon a firmare con la Geffen Records.
Tuttavia, se non fosse per la tragica morte di Lennon, il disco non avrebbe mai ottenuto un grande successo. A differenza di quanti attendevano un’opera del solo Lennon, “Double Fantasy” venne strutturato includendo nel progetto la moglie Yoko Ono. L’idea di fondo, come lasciava pensare il sottotitolo “A Heart Play”, era quella di un disco concepito nella forma di dialogo sentimentale, alternando una canzone di Lennon e una di Yoko. Si trattava quindi dell’ennesima esternazione dell’unione affettiva, politica, musicale che i due amavano battezzare come “Johnandyoko”. La grande pecca del disco è proprio nella mancata attualizzazione di tale intenzione: pur invitando ad un paragone artistico, Lennon ed Ono viaggiano prevalentemente su binari paralleli, non riuscendo mai a trovare un’interazione in musica, se non nel breve botta e risposta (a metà disco) tra “I’m Losing You” (Lennon) e “I’m Moving On” (Ono).
La carenza di armonia è testimoniata, inoltre, anche dall’approccio musicale in senso stretto. Mentre Lennon raggiunge vette del pop più dolce, sferzato solo da qualche intermezzo di chitarra, inscritto comunque nel canone della musica anni ’80, Yoko rinnova il suo interesse verso un certo avanguardismo, ripulito da eccessi soprattutto vocali ed al contempo ammicca, come nella martellante “kiss, kiss, kiss”, alla contemporanea musica dance.
La scelta dell’alternanza nella scaletta dei brani è oltremodo limitante per l’estro inquieto di Lennon. Se la moglie, con “Hard Times Are Over” sigilla la conclusione dei turbolenti anni ’70, proiettando un’immagine serena ed ottimista del futuro, Lennon, nei sette brani di sua competenza, spazia attraverso vari registri. L’iniziale “Just Like Starting Over”, con il suo lieve rintocco antitetico alla pesantezza delle funeree campane che aprirono “Plastic Ono Band” ed il canto alla Roy Orbison, costruisce un ponte fiducioso tra passato, presente e futuro; la sensazione di rinnovamento interiore viene confermata da “Beautiful Boy”, tributo al figlio Sean, da “Woman” e “Dear Yoko”, nel quale Lennon riesce ad elaborare un’ode alla donna in quanto tale, trascendendo dal modello affettivo (addolcendo la militanza femminista dei primi anni ’70). Accenti più ironici pervadono “Cleanup Time”, ritratto un po’ stereotipato di una nuova dimensione personale, ripulita dagli eccessi del passato e accogliente verso i cambiamenti di ruolo uomo – donna (“La regina è nell’ufficio contabilità/ A contare i soldi/ Il re è nella cucina/ A preparare pane e miele”) e “Watching The Wheels”, pacifica rivendicazione di uno stile di vita disimpegnato e non mondano.
La violenza improvvisa ed estemporanea di “I’m Losing You” è tuttavia una traccia inconfutabile di un “altro” Lennon, vicino ai suoi periodi più bui, per l’ennesima volta alle prese con una relazione sentimentale precaria, fatta anche di vuoti e silenzi oltre che di amore. Una canzone coeva alla sopraccitata, intitolata “You Saved My Soul”, rimasta allo stadio di bozza, riassume questa bipolarità estrema nel rapporto tra John e Yoko: il primo, minacciando il suicidio, viene salvato, ancora, dalla moglie.
Nel complesso “Double Fantasy” è un discreto disco Pop che ha avuto il merito (o il demerito) di idealizzare una relazione d’amore, seppellendo sotto strati di dolci melodie inquietudini di un marito e di una moglie.

Aronne Bergamelli

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Oltre a vicepresiedere come si conviene a un vicepresidente, ci guarda dall'alto dei suoi 192 cm. La foto non tragga in inganno.