Dire Straits “Dire Straits” (1978)

Dire Straits “Dire Straits” (1978)

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Brani scelti e commentati da Andrea Lucchini

In onda tutte le sere alle 20e15 - 22e15 - 00e15 su Radiobase Mantova

1. Dire Straits "Water Of Love"
2. Dire Straits "Setting Me Up"
3. Dire Straits "In The Gallery"
4. Dire Straits "Lions"
5. Dire Straits "Sultans Of Swing"

discobase-fb-logo“Benvenuti nel mondo dei Dire Straits”, infatti questo tradotto opportunamente sarebbe potuto essere il titolo del primo omonimo lavoro della band di Mark Knopfler. Un disco che sebbene all’inizio abbia avuto delle difficoltà a farsi strada nelle classifiche dell’epoca (consideriamo che nel’78 il punk di Clash, Sex Pistols e simili la faceva da padrone), successivamente ha fatto superare al disco le dieci milioni di copie.
Un disco registrato nel giro di un paio di settimane sotto l’attenta regia di Muff Winwood (fratello di quell’altro grande, Steve!), che mette in mostra nove brani, nei quali a venirne fuori è la gigantesca classe e semplicità dei quattro musicisti, che in seguito difficilmente ritroveremo ascoltando i lavori successivi.
Un brano di apertura come “Down ToThe Waterline”, dove una certa tradizione country americana fa capolino insieme a quella cantautorale vena rock che knopleriana, impostata su una ritmica 4/4, che ti sprona a battere il piede per tutti i quasi 4 minuti della sua durata. “Water Of Love” più semplice e forse meno trascinante mette in evidenza ancor di più il ruolo decisivo del (l’allora) giovane Mark che si slancia in quei continui assoli che inframezzano le strofe, e che diverranno il vero trademark(!) del sound del gruppo.”Setting Me Up”, è la giusta congiuntura tra country e blues che ritroveremo anche più avanti in “Southbound Again”(che chiude il disco), che non può non accendere in chi ascolta la voglia di mimare quell’elettricità che fuoriesce dalle casse.
Un disco che di per sè si divide tra brani ben ritmati come “Lions” (forse autocelebrativo?) e composizioni più malinconiche come “Wild West End”, e nonostante ciò riesce a dare una l’immagine di un gruppo fortemente energico che di li a poco riempirà arene e teatri con la sola forza della musica.
Parlare di forza della musica e non parlare di “Sultans Of Swing” sarebbe un vero peccato. Troppo facile aprire la recensione parlando di questa track che sul vinile andava ad aprile il lato b, perciò tutto quello che mi limiterò a dire è che questo è il brano che in una sera del 31 luglio 1977 fu passato dal dj Charlie Gillett (a cui il disco è dedicato) e che fece infuocare le linee telefoniche della sua radio facendo si che la domanda che gli veniva posta con più frequenza fosse: “Ma chi è quel gruppo che suona quel brano che fà ta ta-ta ta…?”
Una canzone che diverrà la vera bandiera della band (senza nulla togliere ai classici che verranno) essendo da anni un brano che compare su tutte le raccolte dedicate ai migliori assoli di chitarra del rock. Provare per credere.

Claudio Carpentieri

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Oltre a vicepresiedere come si conviene a un vicepresidente, ci guarda dall'alto dei suoi 192 cm. La foto non tragga in inganno.