Focus “3” (1972)

Focus “3” (1972)

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Brani scelti e commentati da Paolo Bertoli, giornalista ed esperto di rock progressivo

In onda tutte le sere alle 20e15 - 22e15 - 00e15 su Radiobase Mantova

1. FOCUS "Round Goes The Gossip"
2. FOCUS "Sylvia"
3. FOCUS "Focus 3"
4. FOCUS "Anonymus Two"
5. FOCUS "House Of The King"

Fin dalle prime note si presagisce l’atmosfera di questo caposaldo del rock progressivo olandese (e mondiale). “Round Goes The Gossip”, cantato in latino nella strofa, oltre al ritornello in inglese, mostra i musicisti in piena forma: l’eccellente batterista Pierre Van Der Linden, che si fa notare già nell’intro, Bert Ruiter dalla solida ritmica al basso, il mastodontico Jan Akkerman e il genio che insieme a lui sta dietro al progetto Focus, Thijs Van Leer, cantante, tastierista e flautista. “Love Remebered”, il secondo brano, evoca atmosfere orientali e romantiche, miste alla musica classica suonata dal flauto. “Sylvia” è uno degli strumentali migliori mai composti dalla band. Parte con una chitarra a metà fra il funky e il rock, a cui si aggiunge l’organo Hammond tasteggiato da Thijs Van Leer, il cui successivo fraseggio forma il riff di questo brano sublime, dove spicca la melodicità innanzitutto. “Sylvia” è dedicata ad una cantante di una delle prime band in cui suonava Thijs Van Leer, e difatti la prende un po’ giro per il modo di cantare, imitandone i vocalizzi. In “Carnival Fugue”, un pianoforte a coda sulla stessa linea classicamente poetica di Chopin ci porta poi al tema più barocco, per passare ad una fase quasi jazz e per finire con il folk di organo e flauto traverso piccolo. Il momento di maggior introspezione arriva con la splendida “Focus III”, uno strumentale arioso, fantastico, impregnato di un’atmosfera etera. Un geniale arpeggio all’organo e la chitarra classicheggiante che formano una sinfonia rock, suonata piano, e poi improvvisamente forte nel sublime ritornello, dove Jan Akkerman dà prova del gusto e dell’armoniosa maestria chitarristica di cui è in possesso. Impossibile non restarne esterrefatti.
Un mini suite di 13 minuti dal singolare nomignolo “Answers? Questions! Questions? Answers!” si ricollega subito a seguire “Focus 3”. Bert Ruiter esegue il primo riff con il suo Fender Jazz Bass, al quale subito si alternano assoli di organo e chitarra. I passaggi sono articolati e mischiano vari generi, prevalente mente jazz e rock. E poi i lenti passaggi in cui riaffiora il flauto traverso, suonato dolcemente. “Elspeth Of Nottingham”, come “Love Remembered”, rappresenta un altro perfetto connubio fra musica classica e rock progressive. La chitarra è suonata come da un goliardo del Cinquecento, il flauto è rinascimentale. Bellissimo. La grandezza dell’album e dei musicisti traspare limpidamente dalla megasuite conclusiva da 26 minuti, “Anonymus Two”, degno se non migliorato seguito della canzone “Anonymus” apparsa sul primo album. Non è altro che una versione estesa e più veloce di “Anonymus”, un unico grande virtuosismo, una specie di colossale Jam. Questo è l’unico brano del disco in cui sentiamo il flauto suonato “alla Jethro Tull”, subito dopo il rapidissimo intro. Thijs Van Leer non fa in tempo a posare il flauto che già lo troviamo dietro l’Hammond a interpretare un assolo. Poi un attimo di riff principale, i soliti maledetti e geniali 3 accordi e uno stop: Bert Ruiter parte con il suo assolo di basso che io reputo uno dei più belli della storia del rock perché è talmente trascinante che fa venir voglia di suonare questo sublime strumento ritmico!!! Parte piano piano, per andare sempre più in alto e coinvolgere tutta la band. Dall’assolo di chitarra di Jan Akkerman passiamo poi a quello di batteria del grandioso virtuoso Pierre Van Der Linden, il cui suono è stato registrato assolutamente in modo superlativo. Poi il gran finale con il riff principale.

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Oltre a vicepresiedere come si conviene a un vicepresidente, ci guarda dall'alto dei suoi 192 cm. La foto non tragga in inganno.