Convivium – Finger fork

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Finger fork

Un saluto e bentrovati a tutti gli ascoltatori!

I “finger food”, letteralmente “cibo da dita”, sono tutte quelle pietanze che si mangiano con le mani, senza l’ausilio delle posate. Negli ultimi anni si è molto diffusa la pratica di preparare ricette “finger food”, da proporre sia per le occasioni quotidiane sia per quelle più speciali, non solo per il fatto che è molto più semplice e pratico allestire buffet e aperitivi, ma anche perché le vivande in versioni “finger” si prestano a presentazioni esteticamente appetitose.

Parrebbe una pratica di moda, sulla quale anche i dietologi si sono esposti, indicandone i vantaggi nella familiarizzazione col cibo che il contatto tattile può facilitare, diminuendo i pericoli derivati dal mancato controllo delle quantità e nella masticazione frettolosa.

Tuttavia questa nuova tendenza rispecchia, a dire il vero, il modo più antico di prendere il cibo storicamente praticato dagli uomini. In Europa l’uso della forchetta si diffuse non prima del Settecento, distanziando così gli alimenti dalle mani del commensale. Nei periodi precedenti le forchette (o, meglio, le antenate delle forchette, munite di soli due rebbi) erano impiegate solo per i cibi bollenti, oppure unti e scivolosi. Per tutto il resto si preferivano le mani.

A testimonianza di ciò si deve ricordare che l’introduzione della forchetta fu per lungo tempo duramente contrastata, soprattutto per il fatto che la consuetudine di portare alla bocca il cibo solido con le mani era assai radicata e tutto ciò che rappresentava una novità veniva interpretato come un affronto alle tradizioni. Nel medioevo era addirittura considerata una sorta di perversione conviviale. Il clero cattolico la presentava come strumento di mollezza e simbolo del demonio. Il suo uso venne bollato come peccato e veniva pertanto nascosta o custodita con grande riserbo dai pochissimi che ne facevano uso.

Ancora nel corso del XVII secolo Vincenzo Nolfi, autore di un trattato di galateo per gentildonne, sosteneva che la forchetta era uno strumento destinato a rapida estinzione in quanto, a parer suo, le proprie mani fanno minor schifezza di un pezzo d’argento. In altri termini, lo scrittore voleva dire che un pezzo di carne, preso con la forchetta, non sa di carne ma di metallo.

Anche Luigi XIV, il famoso Re Sole, trovava disdicevole l’uso della forchetta preferendo, con le mani, un contatto diretto con il cibo. È proprio da qui che nacque il detto “mangiare il pollo con le mani, è da Re”, togliendo così dall’imbarazzo chi non sa usare coltello e forchetta e mangia, appunto, con le mani.

Il piacere del mangiare è un’esperienza che coinvolge tutti i sensi: ovviamente il gusto e l’olfatto ma, come ben sappiamo, tanto la vista quanto l’udito (pensate a una vivanda croccante) e, non ultimo, il tatto. Oggi questo approccio è perlopiù delle tradizioni orientali e africane, tuttavia per molti secoli è stato proprio anche della cultura dell’Occidente.

Tutt’altro che nuova, quindi, la moda del “finger food”. Un richiamo al passato che ha in sé il desiderio del recupero di un rapporto tattile con gli alimenti, soffocato nel tempo in nome delle buone maniere. Ed ha un che di bizzarro anche la deriva consumistica a margine di questa “nuova” tendenza, che ha fatto apparire sul mercato accessori bizzarri come le “finger fork”, minuscole forchette da indossare sul dito a mo’ di ditale per sbocconcellare attingendo dalle ciotole e dai piatti su cui viene servito il “finger food”. Una vera e propria contraddizione in termini, che annienta il concetto di questo modo di mangiare, facendo venir meno il sentire palpabile del cibo sui propri polpastrelli.

A risentirci la settimana prossima!

 

@Convivium_RB

 

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