Tra magia e realtà

Tra magia e realtà

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di Valentina Vitali

Una delle figure più rappresentative della magia del Natale è sicuramente la renna. La tradizione la descrive come un animale in grado di volare o persino di parlare. Ovviamente quest’idea non corrisponde alla realtà ma anche la scienza le riconosce delle capacità di adattamento raffinate che non attenuano l’eccezionalità di questa specie.

Il nome scientifico della renna è Rangifer tarandus, categoria tassonomica che include 14 sottospecie di cui una estinta. Questi Cervidi vivono nelle regioni artiche e subartiche tra Eurasia, Groenlandia e nord America, dove vengono chiamati caribù. La morfologia del corpo è piuttosto allungata (sono lunghi anche più di 2m e alti 1,20m-1,50m alla spalla), come per molte specie migratorie. Le renne sono in grado infatti di percorrere migliaia di kilometri e raggiungere anche i 70 km/h. Le grandi dimensioni corporee sono in accordo con la legge di Bergmann, la quale sostiene che animali che vivono in climi freddi sono più grandi rispetto a quelli di climi più caldi. Il basso rapporto tra superficie e volume corporei permette di disperdere meno calore.

 Il primo adattamento al clima rigido in cui questi animali vivono è rappresentato dal mantello, costituito da un doppio strato: la parte più superficiale presenta peli lunghi e cavi che trasmettono il poco calore proveniente dalla radiazione solare a quella più interna, costituita da denso e lanoso sottopelo che funge da isolante.

Questa strategia non è però sufficiente per le zampe che sono acontatto con il terreno spesso ghiacciato e coperto di neve. Per questo sono dotate di un meccanismo mirabile: un sistema di scambio termico controcorrente in cui il sangue arterioso cede calore a quello venoso freddo. In questo modo il calore ritorna subito verso la parte più interna dell’organismo. Di conseguenza le zampe si raffreddano molto, raggiungendo temperature anche inferiori a 0 gradi. La funzionalità è però mantenuta grazie a particolari enzimi e fosfolipidi, che permettono la contrazione muscolare anche a basse temperature, e al grasso delle estremità che ha un punto di congelamento circa trenta volte inferiore rispetto a quello corporeo.

Inoltre gli zoccoli molto divaricati sono uno strumento raffinato per potersi muovere agevolmente in mezzo alla neve e per scavare il terreno alla ricerca di licheni, dei quali questo animale si nutre. Questi zoccoli sono piatti e pelosi con unghie arrotondate per avere una buona superficie d’appoggio e speroni posteriori prominenti. Queste caratteristiche li rendono funzionali sia come “racchette da neve” che come“pinne”, garantendo un’elevata destrezza nel nuoto. Si verificano anche delle variazioni stagionali nella morfologia degli zoccoli stessi proprio per migliorare la loro efficienza: in estate sono caratterizzati da cuscinetti di adipe morbidi e spugnosi per non scivolare sul terreno acquitrinoso della tundra mentre in inverno questi sono contratti per  favorire l’abilità di scavo.

 Anche la vista presenta caratteri peculiari. Gli occhi hanno un tessuto riflettente, dorato in estate e blu intenso in inverno, che permette loro di vedere i raggi UV senza subire danni. Nell’ambiente artico queste radiazioni sono numerose a causa della riflessione di luce da parte della neve e del ghiaccio. Poter sfruttare anche questa parte dello spettro di emissione permette l’accesso a informazioni sul cibo e sulla presenza eventuale di predatori che altrimenti andrebbero perse.

L’ultimo alleato della renna contro il freddo è il naso. Innanzitutto,è dotato di turbinati molto estesi. Si tratta di tessuto cartilagineo spiralizzato che permette di scaldare l’aria in entrata e allo stesso tempo di trattenere la condensa derivata dall’espirazione per umidificare l’aria inspirata molto secca. La sua particolarità più sorprendente è però legata all’iconografia natalizia tradizionale, che raffigura la renna con il naso rosso. Questa caratteristica ha in realtà un fondamento scientifico provato da esperimenti svolti presso l’Erasmus Medical Center e i cui risultati sono stati pubblicati sul British Medical Journal. Dato che il naso emette infrarossi, se osservato attraverso le immagini termiche appare effettivamente rosso. Inoltre presenta un numero elevato di globuli rossi nella microcircolazione. Ciò permette di trattenere una grande quantità di ossigeno, impedisce il congelamento e garantisce la regolazione della temperatura del cervello. Fornisce inoltre un’efficace protezione contro le infiammazioni. L’esperimento ha anche provato che il naso delle renne ha una densità di vasi sanguigni del 25% superiore rispetto all’uomo e un’importante quantità di ghiandole mucose a protezione dagli sbalzi termici tra l’ambiente esterno e il corpo caldo.

Ogni adattamento, inteso come modifica fisiologica o morfologica per adeguarsi a particolari condizioni ambientali, ha ovviamente una motivazione. Ciononostante è impossibile negare che nella renna l’evoluzione e la selezione naturale abbiano modellato un organismo così complesso e caratterizzato da suscitare un certo fascino anche osservandolo da una prospettiva scientifica.

[vavi]


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