13 gennaio

13 gennaio

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Una storia, una curiosità, un avvenimento da ricordare

Almanaccando

Il 13 gennaio 1999 a Genova era giorno di gelida tramontana. La basilica di Santa Maria Assunta di Carignano, il quartiere che si affaccia sul porto della città, era strapiena di gente. C’era poi gente sulla scalinata, gente sulla grande piazza di fronte, anche sul balcone di un istituto scolastico, dove qualcuno aveva appeso uno striscione bianco con una semplice scritta: Grazie Fabrizio. Erano tutti lì per lui, per l’ultimo saluto a Fabrizio De Andrè. C’erano anche quelli famosi, ma chissenefrega, la musica di De Andrè era di tutti. E lo è ancora oggi quando riesce a risvegliare il senso della parola libertà. Prima della cerimonia qualcuno aveva verniciato una scritta sull’asfalto davanti alla chiesa: la puttana alla stazione ce l’ha accompagnata il prete con la polizia. Una citazione da Bocca di rosa. Molte altre scritte che citano i suoi testi compaiono oggi sui muri dei caruggi e delle piazze del centro di Genova. Nessuno osa cancellarle. Nemmeno quelle di fronte a luoghi simbolo della città, come in piazza Vacchero, dove vernice nera stesa a pennello grosso ricorda versi di un’altra canzone: ci hanno insegnato la meraviglia verso la gente che ruba il pane, ora sappiamo che è un delitto il non rubare quando si ha fame. Gli unici colori presenti quel giorno al funerale erano il rosso e il nero delle bandiere dell’anarchia. E qualche sciarpa rossoblù dei tifosi del suo Genoa. Niente fiori. Anche chi va oggi al Cimitero Monumentale di Staglieno non porta fiori. Al massimo lascia una sigaretta, infilandola sotto alla porta di vetro della tomba di famiglia De Andrè.
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