27 febbraio

27 febbraio

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Una storia, una curiosità, un avvenimento da ricordare

Almanaccando

Rosenstraße, via delle rose, è una stradina nel centro di Berlino. Sta proprio sotto a quella torre della televisione che si vede da qualunque punto della metropoli. Pare una scorciatoia tra due strade più grandi, ma è importante perché qui c’è stata l’unica manifestazione di protesta nella Germania nazista contro la deportazione degli ebrei. Il 27 febbraio 1943 le SS vi rinchiudono 1800 uomini catturati sul posto di lavoro. Sono ebrei tedeschi imparentati con cosiddetti “”ariani””. Sono “”ebrei privilegiati”” perché non destinati alla deportazione, almeno fino ad allora. Così ci sono mogli, figlie, madri che ricevono la notizia che i loro parenti sono rinchiusi in Rosenstraße. Sono donne che hanno paura. Hanno già vissuto anni di ingiurie, violenze fisiche e verbali, perché loro, ariane, condividono la vita con un ebreo, un sub-umano. Sanno da anni che sarebbe successo quello che sta adesso succedendo. Pensano alla deportazione, alle camere a gas. Si chiedono “”che fare””, adesso che è successo. A una a una, come “”galline spaventate”” –racconterà poi una di loro– cominciano ad arrivare sulla Rosenstraße: non si conoscono, sono differenti per estrazione sociale, ci sono baronesse ed operaie, intellettuali ed analfabete. Ma si prendono a braccetto e cominciano a camminare insieme. Avanti e indietro, su e giù per la Rosenstraße guardano le finestre buie. Qualcuna urla “”ridatemi mio marito””. Ma soprattutto aspettano in silenzio. Alla fine sono migliaia. Restano in strada, al freddo, per una settimana. Poi il portone si apre e gli uomini di Rosenstraße vengono liberati. Anche i 25 che erano già stati mandati ad Auschwitz verranno ritrovati e sottratti alla macchina dello sterminio. I tedeschi, si sa, son precisi.
[rf]

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