4 aprile

4 aprile

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Una storia, una curiosità, un avvenimento da ricordare

Almanaccando

Scena I: interno di un tinello di Atlanta, all’imbrunire. Lo stile dell’arredamento è un po’ pretenzioso, tipico delle case della borghesia colta e nera. È il 4 aprile del 1968. Intorno al tavolo c’è la signora Coretta, indaffarata con la cena da servire ai tre figli piccoli, una baby sitter e un cronista italiano ospite, Furio Colombo. Il marito è fuori città, ai bambini ha raccontato che è via perché deve predicare a tanti signori che facevano una marcia: sono neri, netturbini e incazzati per le discriminazioni sul lavoro. In fondo alla stanza c’è una porta chiusa. È lo studio del padrone di casa, Martin Luther King. A un certo punto in quella stanza squilla il telefono e la signora Coretta corre a rispondere. La chiamata è concitata: la signora non tornerà più nella sala.
Scena II: sul ballatoio di un motel di Memphis, Tennessee, stesso giorno, sempre all’imbrunire. Martin Luther King sta parlando con due amici. Pochi minuti prima era seduto al tavolino della sua stanza e stava lavorando all’evoluzione di un progetto che oggi potrebbe sembrare naif. L’idea si chiama Poor People’s Campaign (campagna dei poveri) una gigantesca sfilata per le strade di Washington, un po’ laica e un po’ religiosa, in cui afroamericani, indiani, portoricani e altra gente in difficoltà chiede a gran voce aiuti economici per le fasce sociali più deboli del paese. Oggi lo si chiamerebbe welfare. A un certo punto appare un uomo calvo, bianco, trent’anni circa, giacca e cravatta nere, imbraccia un fucile e spara. Martin Luther King viene colpito alla base del collo.
Scena III: un prato o una piazza, in uno qualsiasi dei continenti. È primavera. La Primavera del Sessantotto.
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