5 aprile

5 aprile

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Una storia, una curiosità, un avvenimento da ricordare

Almanaccando

Anche nel 1722 il 5 aprile era Pasqua. E un europeo metteva per la prima volta il piede nel luogo più remoto della terra. Era un esploratore danese e, sbarcando in questa piccola isola sconosciuta dell’Oceano Pacifico, le dette il nome della festività. L’Isola di Pasqua è il pezzo di terra abitabile più isolato del globo, è più piccola dell’Elba e intorno ha solo acqua per 3000 chilometri. La storia della progressiva scomparsa della società che ha abitato questo lembo remoto di terra è diventato un monito che ci ricorda come anche noi potremmo fare la stessa fine se non impariamo a prenderci cura dell’ecosistema che ci ospita. Quella che un tempo era un’isola prospera, dal clima mite e il terreno fertile, nel giro di pochi secoli collassò completamente. Quando gli esploratori europei arrivarono sull’Isola di Pasqua trovarono le famose statue, tante, sparse per tutta l’isola, altissime, alcune abbandonate nelle cave, come se gli scultori e le squadre di trasporto avessero interrotto il loro lavoro improvvisamente. Anche esse contribuirono alla deforestazione dell’isola. È probabile che per issarle gli isolani abbiano tagliato molti alberi, compromettendo progressivamente l’ecosistema. Era il secolo XV e gli abitanti dell’Isola di Pasqua che stavano devastando il loro territorio non avevano alcun modo di sapere che, in quello stesso momento ma a migliaia di chilometri, i Vichinghi della Groenlandia e i Khmer si trovavano allo stadio terminale del loro declino, o che i Maya erano andati in rovina qualche secolo prima e i Micenei erano spariti da due millenni. In passato non esistevano né gli archeologi né la televisione. Oggi, però, abbiamo l’opportunità di imparare dagli errori commessi dagli altri. Nessun’altra società ha mai avuto questo privilegio.
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