Ligabue “Lambrusco, coltelli, rose & pop corn” (1991)

Ligabue “Lambrusco, coltelli, rose & pop corn” (1991)

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Disco Base proposto e commentato da Stefano Vitale

Ascolta il Disco Base della settimana

1. LIGABUE "Lambrusco E Pop Corn"
2. LIGABUE "Anime In Plexiglass"
3. LIGABUE "Sarà Un Bel Souvenir"
4. LIGABUE "Urlando Contro Il Cielo"
5. LIGABUE "Regalami Il Tuo Sogno"

discobase-fb-logoIl 1990 è stato un anno trionfale, denso di eventi inaspettati, di novità che sono arrivate ogni giorno più grandi sovrapponendosi alle precedenti e sovrastandole, spostando la vetta del piacere qualche metro più su rispetto all’immaginabile e all’immaginato. La storia di quell’anno narra un’ascesa inarrestabile vissuta con stupore dai suoi stessi protagonisti.
Dal primo passaggio radiofonico di “Balliamo sul mondo” ascoltata casualmente su un’emittente privata, al primo concerto a pagamento fuori regione ad Alessandria (prezzo del biglietto-birra inclusa-diecimilalire), dalla vittoria del Festivalbar al raggiungimento del più impensabile dei traguardi: il primo disco d’oro.
…Che figata Ligabue e i Clandestino…
Tra il Gennaio del 1990 e il Dicembre del 1993 partendo dalla provincia, scorre forte il Neverending tour, la tournè di 450 date che riuscirà a toccare qualsiasi località del belpaese.
Le pause dell’interminabile tour vengono effettuate con il solo scopo di registrare i lavori in studio che ne tagliano la spina dorsale. Uno di questi è “Lambrusco Coltelli Rose e Pop Corn”.
Penso che quando di mestiere fai il musicista, le persone devono amarti. È quello che conta.
La tua esistenza su un palco, la tua presenza su un mercato, la possibilità che la gente ricordi il tuo nome incontrandoti per strada, dipendono da questa variabile che può impazzire per mille fattori.
Questo senso di precarietà accompagna la vita intera di chi fa musica. Ma se c’è un album particolarmente pericoloso sotto questo aspetto, è il secondo. Perché se dopo un esordio fortunato il secondo disco fallisce, bastano pochi istanti per archiviare il tuo nome nel file “meteore”.
Per il secondo album, è lui, ancora una volta, il responsabile della produzione artistica, a difesa della propria autonomia creativa e delle proprie idee musicali. “Lambrusco” essendo un disco maturato in giro per l’Italia (sullo slancio creativo) del Neverendingtour contiene dei brani con una vocazione live che produce melodie di ampio respiro.
…Tutto sembra essere per la seconda volta, magicamente illuminato. A partire dal riff che apre l’album con “salviamoci la pelle”, un riff nudo avvolto da un’eco esagerata che riempie l’aria per dodici secondi netti dove gli altri elementi (batteria, basso e tastiere) si aggiungono gradualmente a introdurre dopo ben 36 secondi la voce narrante per una storia di fuga, libertà e destini irraggiungibili “Bevono già molti loro amici, scappano via soltanto così, solo che la mattina dopo son sempre lì…”
Si parte dunque con l’acceleratore a tavoletta e si prosegue con la voglia di spiegare che il rock è roba da Americani, ma che non c’è bisogno di attraversare l’oceano per essere padroni delle proprie vite, “Lambrusco e Pop Corn” è tutta lì: c’è dentro qualcosa di liberatorio e scanzonato.
Il disco riprende fiato con uno dei pezzi meglio riusciti dell’intero lavoro: “Camera con vista sul deserto” dove Ligabue affronta per la prima volta il tema della solitudine, del rapporto dell’uomo con i suoi dubbi e le sue paure, l’arrangiamento del brano è strettamente funzionale al clima evocato dalle parole e dalla voce, il ruolo principale è giocato dalla bellissima chitarra slide di Max Cottafavi. In “Anime in Plexiglass” si immagina il mondo tra più di un secolo, un mondo dove amarsi diventa una specie di reato, qualcosa da coltivare nella clandestinità “Camminando nel condotto sette si arriva nella New Carboneria: è qua che si può far l’amore certi che la ronda non ci sia” ed è la musica, l’unico strumento di difesa per le anime, l’unica via di salvezza e di libertà possibile per l’uomo.
Nel quinto brano l’autore affronta un altro dei temi cari alla sua poetica: la difesa della diversità, intesa come il sacrosanto diritto a rivendicare la propria differenza e ad affermare la propria identità di fronte a un mondo che ci vuole sempre omologati, sorridenti e perfetti, “Con queste facce qui” è quindi un folk rock veloce ed energetico, sicuramente non uno dei pezzi meglio riusciti, ma comunque un lavoro interessante.
La passione del Liga per il cinema, concede l’apertura di “sarà un bel souvenir” alla celebre fischiettata del film “Amarcord” di Federico Fellini. Non a caso il brano è incentrato sul tema del ricordo, inteso come cosciente rielaborazione delle esperienze vissute, sul bisogno di difenderle dall’erosione del tempo, sull’esigenza di andare avanti tenendo da parte qualcosa di buono da rivivere. L’arrangiamento è quello di una classica power-ballad Americana che nel finale ospita uno dei migliori soli di chitarra realizzato da Max Cottafavi nell’era Clandestino.
Introdotta dal coro del monte Cusna parte a palla “Libera nos a malo” che diventerà il singolo apripista dell’album, la libertà espressiva gli permette di parlare di un argomento scottante senza chinare il capo, il diritto alla libertà di amare, libertà chiama libertà per creare libertà liberamente in uno schema compositivo veloce, ripetitivo ed ipnotico. Ispirato dal bianco e nero di “Casablanca” Ligabue racconta il mestiere del musicista raccontandone gioie e dolori mettendo l’ascoltatore impietosamente di fronte ai suoi stessi fallimenti in “Ti chiamerò Sam”, un tre-quarti che gli permette di raccontare una storia dondolando le parole e cullando le immagini cinematografiche appunto. La canzone di una vita arriva quando meno il Liga se lo aspetta, “Urlando contro il cielo” è una canzone da strada, da ascoltare con i finestrini aperti, inseguendo a tutta velocità i sogni di rock n roll tenendo le ruote ben salde alla realtà, un pezzo che quando viene eseguito live, diventa esperienza comune, scambio, contatto fisico e spirituale, insomma “è un pò come sputare via il veleno…urlando contro il cielo”.
Dopo aver corso tanto, dopo quaranta minuti di rock n roll, Ligabue concede a sé e al suo pubblico un ultima riflessione su quello che è stato l’argomento portante dell’intero album. “regalami il tuo sogno” apre per certi versi, le finestre su quello che verrà. Pochissime parole e una dolce melodia salutano il mondo per un’ultima canzone di un disco in cui nulla è fuori posto. Fino all’ultima parola pronunciata da Ligabue. La più amata. La più importante. La più presente sotto la pelle di tutte le canzoni. SOGNO.
In molti ringrazieranno Ligabue, per aver indigenizzato l’Americano con fantasia e genuinità locale, cantautorato e rock n roll devono molto a Luciano se adesso si ritrovano ad essere buoni amici.

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Oltre a vicepresiedere come si conviene a un vicepresidente, ci guarda dall'alto dei suoi 192 cm. La foto non tragga in inganno.