Il Principe decaduto

Il Principe decaduto

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Per le piccole storie di Maria Vittoria Grassi ecco

C’era una volta un re in miseria. I suoi antenati erano stati davvero celebri, ricchissimi, potenti ma poi, nel tempo, tutto era cambiato: chi era morto in guerra,

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chi aveva perso tutte le ricchezze al gioco, chi aveva passato la vita senza combinare niente di buono … Fatto sta che il nostro re, Decaduto XVI, viveva del proprio lavoro e si accontentava di usare quattro stanze del suo enorme castello, che non aveva più i soldi per mantenere. Anche di servitori non se ne parlava: lo aiutava un suo vecchio e fidato giardiniere, Florindo, che, più che altro, era un amico.

Il lavoro di Decaduto era piuttosto curioso: riceveva l’incarico da vari regnanti dell’epoca di rispondere su come si deve comportare un nobile di buone maniere nelle varie circostanze. Dato che possedeva un ricco archivio in cui spulciare quello che i suoi antenati avevano fatto o non fatto in secoli di nobiltà, non gli era difficile dare i consigli giusti a tutti via Internet.

Di corrispondenti ne aveva molti e gli venivano sottoposti i quesiti più strani. La sua fama divenne grande e il principe era sempre più ricercato per i suoi preziosi consigli. Un giorno ricevette una lettera dal gran ciambellano di un re molto potente, lettera che diceva così: “Pregiatissimo principe, le scrivo in preda alla disperazione in quanto il mio augusto, capriccioso e a volte perfido re … vuole maritare nell’immediato le sue tre (orride) figlie, Sdentata, Calva e Pertica. Alla prima mancano tutti i denti davanti, la seconda è completamente pelata, la terza è alta 1 metro e 98, C’è poi il problema della quarta figlia, Perfetta, che  il re vuole tenere nascosta, forse temendo che si sposi prima delle sorelle. Che devo fare? Se il matrimonio non avverrà entro un mese il re ha dichiarato pubblicamente che mi farà a pezzettini piccoli e mi darà in pasto ai suoi cani … Aiutami, ti prego e, se necessario, vieni personalmente a salvarmi!”. Erano allegati alla lettera l’indirizzo e un fazzoletto appallottolato e ancora umido di lacrime.

Decaduto pensò e ripensò al problema, poi raccolse in un fagotto le sue poche carabattole e partì per raggiungere il regno di quel re molto potente. Quando finalmente arrivò, con il suo scalcinato cavallo, al castello che gli era stato indicato, trovò il gran ciambellano che, letteralmente, nuotava in una costante pozza di lacrime e che segnava sul calendario i giorni mancanti alla sua esecuzione. Decaduto, che, anche senza quattrini, era comunque ben conosciuto per la sua antica stirpe, fu ricevuto a corte con un certo rispetto. Si inchinò doverosamente di fronte al re, baciò la pantofola della regina e chiese la parola. “Maestà – disse – ho sentito molto parlare delle sue magnifiche figlie e so che hanno tantissimi pretendenti in attesa …” Il re si fece subito attento, benché si domandasse se Decaduto stesse veramente parlando delle stesse ragazze a cui pensava lui: “Sì, beh, certo, naturalmente, è così, anche perché le mie figlie hanno una ricca dote da portare! Comunque siamo anche disposti ad accogliere tutte le richieste, se ce ne fossero di interessanti!” “Ecco – riprese Decaduto – mi sarei permesso di portare tre proposte dal mio Paese, ma devo porre, come condizione, che i tre matrimoni si concludano nello stesso giorno: i miei tre pretendenti sono così impazienti di sposare le vostre figlie che vogliono fare presto e essere assolutamente alla pari!”. “Si può fare, si può fare, si può fare!” bofonchiò il re, chiedendosi che cosa fosse mai quel fastidioso ticchettio che udiva dietro la tenda alle sue spalle (si trattava in realtà del battere dei denti del gran ciambellano, che ascoltava tremebondo la trattativa). “E chi sarebbero questi pretendenti?” ruggì nuovamente il re. “Ecco i loro nomi, vostra maestà – disse Decaduto mostrando un elegante foglio in pergamena – posso garantire io per loro: il primo è il mio dentista, il secondo il mio parrucchiere, il terzo il campione di Basket della squadra della mia regione… Le assicuro che tutti e tre sapranno prendersi cura delle sue affascinanti figliole Sdentata, Calva e Pertica!”. Il re e la regina rimasero senza parole per la soddisfazione, le tre ragazze piroettarono felici a fare i bagagli e il gran ciambellano, dopo essere svenuto dietro la tenda, se ne andò finalmente a letto e dormì per 36 ore di fila. “Sono così contento – aggiunse a questo punto il re – che ti voglio fare un regalo! Ti darò in moglie mia figlia Perfetta, che, è così perfetta che nessuno, in realtà, ha mai osato vederla né parlarle… ma tu saprai certo (e qui sogghignò malignamente) come risolvere il problema!

In effetti, quando fu condotto nella stanza di Perfetta, il principe restò senza fiato: era  una ragazza dai lineamenti bellissimi, in piedi di fronte alla finestra, che rifletteva il suo delicato profilo e che metteva in rilievo, soprattutto, un’enorme gobba. Il principe si inginocchiò in silenzio e, nel frattempo, la ragazza si voltò e gli sorrise tristemente facendo il gesto di andarsene. Ma Decaduto la fermò: ” Sono un principe senza denaro né potere, mia principessa, e capisco che una così bella creatura non voglia un marito spiantato come me. Quindi mi limito ad augurarti ogni bene e, soprattutto, un marito che non desideri una moglie fisicamente perfetta o ricca ma una creatura gentile e amorevole come tu credo che tu sia”. Allora Perfetta finalmente

sorrise davvero e parlò. Con un rapido movimento fece scivolare via la finta gobba e prese per mano il principe: “L’ultima cosa che desideravo – gli disse – era un marito che mi volesse solo perché sono bella e ricca”. Inutile che vi racconti la fine  della storia ma quello, per il Principe Decaduto, fu l’inizio di un nuova stirpe, quella di Principi non so se ricchi ma autentici, sinceri e gentili.

Un caro saluto e alla prossima! da Vittoria

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