Pete Townshend “Who came first” (1972)

Pete Townshend “Who came first” (1972)

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Brani scelti e commentati da Ester Mazzola, studentessa

In onda tutte le sere alle 20e15 - 22e15 - 00e15 su Radiobase Mantova

1. PETE TOWNSHEND "Pure & Easy"
2. PETE TOWNSHEND "Evolution"
3. PETE TOWNSHEND "Time Is Passing"
4. PETE TOWNSHEND "Heartache"
5. PETE TOWNSHEND "Content"

discobase-fb-logoPeter Dennis Blandford Townshend detto Pete (nato a Londra il 19 maggio 1945) è un chitarrista, compositore e cantante, noto principalmente per essere il leader e chitarrista dello storico gruppo rock The Who. Figura al decimo posto della Lista dei 100 migliori chitarristi secondo Rolling Stone.
Pete Townshend nacque da una famiglia di musicisti a Chiswick, West London. Suo padre Cliff suonava il sax tenore negli Squadronaires, banda della RAF, e sua madre Betty Dennis era una cantante professionista. Una zia lo incoraggiò a prendere lezioni di piano, ma dopo aver visto il film Rock Around the Clock nel 1956 s’ammaliò di rock’n’roll, interesse in cui venne sostenuto dai genitori.
Dopo aver imparato i primi accordi alla chitarra, il suo primo “vero” strumento fu un banjo, che suonava nei Confederates, la band traditional jazz della scuola. Nel gruppo, alla tromba, vi era anche John Entwistle e dopo che questi iniziò a suonare il basso i due entrarono in un altro complesso della scuola, The Scorpions, con Pete alla chitarra. Pete e John frequentavano entrambi la Acton County School, assieme anche a Roger Daltrey, di un anno più grande, che aveva una sua band chiamata The Detours. Roger chiese a John di entrare a far parte della band e nell’arco di sei mesi circa il nucleo originario dei The Who era fatto, dopo che John riuscì a persuadere Roger riguardo all’ingresso di Pete nel gruppo.
Nel frattempo Townshend era entrato all’Ealing Art College, dove ebbe l’occasione di nutrire il suo spirito secondo una dieta a base di performance art e blues, entrambe forti influenze; inoltre i Detours cominciano ad allargare il proprio campo passando al circuito dei pub londinesi. Con l’arrivo del batterista Keith Moon nel 1964 e dei manager Kit Lambert e Chris Stamp, The Who erano finalmente sulla carreggiata, con Pete che assunse il ruolo di leader e principale portavoce.
Presto Pete si trovò dinnanzi al boom musicale britannico dei Sixties. In qualità di chitarrista e compositore del gruppo divenne la forza trainante di una delle creature più potenti, innovative e articolate del panorama rock. Dai primi classici singoli di tre minuti come I Can’t Explain, Substitute e My Generation, passando successivamente per le grandi opere rock quali Tommy, Lifehouse e Quadrophenia, Townshend si guadagnò il titolo di uno dei più grandi musicisti e compositori in campo rock.
Pete spese tutti gli anni Sessanta e gran parte dei Settanta concentrando le sue forze creative sugli Who. In concerto divenne famoso come il chitarrista più teatrale della sua generazione (e di quelle future), vagando per il palco, saltando e roteando il braccio nel suonare accordi col windmill (“mulinello”), suo marchio di fabbrica. Sviluppò un proprio stile chitarristico, alternando parti ritmiche e soliste, spaziando da violente pennate d’accordi ed energici power chord a delicati arpeggi e scale cromatiche. Al culmine degli spettacoli il colpo di grazia: la rituale distruzione della chitarra. In seguito Pete svelerà il motivo insito per cui aveva deciso di spaccare la chitarra: «Distruggo la mia chitarra sull’altoparlante perché è di grande effetto visivo. È molto artistico. Si ottiene un suono tremendo e l’effetto è grandioso…». L’ispirazione a fare dello strumento un oggetto da distruggere arrivava direttamente dalla corrente artistica più in voga in quel momento, la Pop Art.
Pete Townshend ebbe una brutta esperienza con l’LSD mentre era in viaggio in aereo. Inoltre negli anni settanta-ottanta ebbe problemi di alcolismo.
Nel 1967 Pete divenne un seguace del santone indiano “Meher Baba”, ispiratore di tre devoti album di privata circolazione. Ciò lo portò alla pubblicazione di Who Came First, nel 1972, il primo d’una serie di album solisti, seguito nel ’77 da Rough Mix, frutto della collaborazione con un altro devoto di Meher Baba, il bassista degli Small Faces Ronnie Lane, Empty Glass (1980), All The Best Cowboys Have Chinese Eyes (1982), White City: A Novel (1985), The Iron Man (1988, adattamento d’una storia per bambini di Ted Hughes), e Psychoderelict (1993). Nel 1984, con gli Who momentaneamente sciolti, guidò un supergruppo chiamato Deep End (tra gli altri vi era alla chitarra David Gilmour dei Pink Floyd), con i quali pubblicò un live nel 1986; inoltre pubblicò una serie di album col nome di Scoop che raccoglievano demo, materiale solista e vari altri progetti non completati.
A tempi alterni durante gli anni ’90 girò con una band di supporto per il Nord America, inizialmente promuovendo Psychoderelict, e poi sia materiale solista che classici dei The Who. Molti di questi show, assieme con qualche occasionale apparizione nel Regno Unito, venivano fatti per beneficenza.

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Oltre a vicepresiedere come si conviene a un vicepresidente, ci guarda dall'alto dei suoi 192 cm. La foto non tragga in inganno.