Cristallo ducale

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Le fornaci da vetro mantovane

Pareri Rudi-mentali

Degli scavi effettuati nel Cortile degli Orsi a Palazzo Ducale verso la fine degli anni Ottanta misero in luce due fornaci in cui, oltre alla ceramica, veniva lavorato il vetro.
La presenza di maestri vetrai a Mantova è del resto testimoniata. Alcuni arrivarono dalla Boemia, con le tecniche del cristallo. Altri arrivarono da Murano, sfidando la pena capitale che colpiva chi dalla laguna si allontanavo portando con sé i segreti di questa lavorazione. I veneziani, infatti, erano gelosissimi di questa loro produzione e, al fine di mantenere il monopolio, le loro leggi punivano con la pena capitale tutti coloro che erano sospettati di divulgarne i metodi ai forestieri. E non è raro incontrare nella storia vicende in cui i sicari inviati dal Doge raggiungevano il fuggiasco anche molto lontano da Venezia.
Gli oggetti in vetro realizzati a Mantova erano di vario tipo. Avevano a che fare con la vita domestica, come i bicchieri, il vasellame e i vetri per le finestre. Il lusso e lo sfarzo erano alimentati dalle perle, dagli specchi, dall’intaglio dei cristalli, dalle tessere per i mosaici, dalle statuette, dai candelieri e dai lampadari. E non mancavano gli oggetti per la scienza, come le ampolle e le cannucce per medici e sperimentatori.
Esistono documenti d’archivio in cui i componenti della famiglia Gonzaga commissionano questi oggetti. La più citata e senza dubbio Isabella d’Este, che sembra non accontentarsi mai di aver intorno servizi di bicchieri colorati e dorati, specchiere, tazze, «charaffe» e catenelle di vetro con perle decorate da usare come rosari.
La fabbricazione del vetro era un’attività difficile e molto particolare. Per poterla esercitare bisognava avere degli speciali privilegi da parte del marchese o del duca. Un documento del 1610 firmato dal duca Vincenzo concedeva a tale Marco Antonio Fineo di «fabricar certi vasi di vetro di molta capacità per riporvi vino migliore delle botti». Il privilegio era per venti anni, estensibili agli eredi, dando però la decima parte del guadagno alla Camera ducale.
Con l’instaurarsi di queste burocratiche concessioni, però, l’arte vetraria a Mantova non si mantenne. E vetri, specchi e cristalli, come per il passato, continuarono ad arrivare da lontano.
[rudy favaro]

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