Prendetela per il ciuffo

Prendetela per il ciuffo

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Ciocche di capelli nell’occasione di Andrea Mantegna

Pareri Rudi-mentali

Presso il Museo della Città di Palazzo San Sebastiano è conservato in modo sottovalutato quello che è, a mio parere, uno dei più intriganti dipinti rinascimentali di Mantova. Si tratta di un affresco, databile ai primissimi anni del Cinquecento, il quale fino a non molti decenni fa decorava la cappa di un camino del maltrattato Palazzo Cavriani in via Trento.
La realizzazione dell’opera, normalmente, viene attribuita alla scuola di Andrea Mantegna, anche se il disegno del cartone originario deve essere stato delineato dal maestro in persona.
In questo dipinto sono raffigurate le personificazioni dell’Occasione e del Pentimento. Un soggetto che aveva la chiara intenzione di rammentare al suo osservatore che l’occasione va sempre presa al volo, pena il rimorso di non aver sfruttato il momento propizio.
Vediamo come è illustrato questo concetto. L’Occasione è disegnata secondo uno schema tramandato direttamente dall’epoca della Grecia ellenistica. È una giovinetta, abbigliata con una mossa veste “all’antica”, con un lungo ciuffo di capelli spiovente sulla fronte, che le nasconde il volto, e con la nuca completamente calva. I suoi piedi, dotati di ali, poggiano su una sfera.
L’Occasione si regge in piedi su una sfera per sottolineare il suo essere instabile. Ha le ali ai piedi per indicare che quando passa incede rapida, senza esitazione. Il lungo ciuffo sulla fronte, che ricade coprendole il viso, ha un doppio significato. Anzitutto, nasconde il viso perché l’Occasione vera non si preannuncia da lontano, viaggia in incognito. Serve, poi, a poterla “acciuffare”, nel vero senso della parola, quando ce l’abbiamo davanti. Solo quando è di fronte a noi, infatti, si fa tirar per i capelli: avendo la nuca completamente calva, che non offre ciocche di appiglio, è impossibile prenderla se ci sorpassa e ci volge le spalle.
In questa immagine, insomma, Mantegna ci ricorda che l’Occasione è un attimo fuggente, da riconoscere con lucidità quando si avvicina e da cogliere al volo. Si agguanta solo con azioni tempestive, non tollera ritardi o esitazioni. Una volta passata è impossibile recuperarla, resta solo il pentimento.
L’Occasione di Palazzo San Sebastiano è raffigurata nel momento in cui oltrepassa un potenziale fortunato. A costui, che l’ha vista passare, non resta che rimuginare sull’opportunità che ha sprecato. Vorrebbe rincorrerla, ma la saggia Virtù lo trattiene. All’Occasione, che si regge su un instabile globo, Mantegna contrappone così la figura della Virtù, sostenuta da un fermo e solido piedistallo cubico.
Un modo per invitare chi guarda il suo dipinto a non lasciarsi sedurre dalle lusinghe dell’oscillante fortuna. Con la sola fortuna poco si combina, ci vuole anche un po’ di testa, un po’ di coraggio e un po’ di virtù. Del resto, gli antichi lo sapevano bene: “Audaces fortuna iuvat”, la fortuna aiuta gli audaci.
[rudy favaro]

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