Gregario del pennello

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Sul pittore Fermo Ghisoni da Caravaggio

Pareri Rudi-mentali

Il pittore Fermo Ghisoni da Caravaggio fu il più illustre aiutante di Giulio Romano a Mantova e colui che ereditò, in maniera degna, il suo posto in città.
Nacque, intorno al 1505, molto probabilmente a Caravaggio, nel bergamasco, come si dovrebbe dedurre dal fatto che già in epoca antica il suo nome è quasi sempre accompagnato dalla menzione “da Caravaggio”.
Fermo Ghisoni da Caravaggio risulta aiutante e collaboratore di Giulio Romano già dal 1527, ai tempi in cui il grande maestro decorava Palazzo Te. Pare che si fosse formato presso la bottega di Lorenzo Costa, un raffinato pittore protetto da Isabella d’Este. Talvolta, infatti, Fermo Ghisoni viene nominato nei documenti come “Fermo del Costa”.
Tuttavia, il suo stile sarà più influenzato da Giulio Romano. La sua presenza nelle fabbriche giuliesche fu costante, così come regolari sono i pagamenti annotati a suo favore nei registri ducali.
È plausibile che siano da attribuirsi al Ghisoni le parti decorative e paesaggistiche delle sale dei Cavalli e di Psiche a Palazzo Te. Un salto di qualità e di responsabilità, invece, sembra avvenire con la realizzazione della sala dei Giganti, portando il suo pennello anche nella realizzazione delle figure mitologiche.
A Palazzo Te il Ghisoni fu, dunque, sostanzialmente un gregario di Giulio Romano. Di grande qualità e tenacia, determinante per i trionfi e i successi del suo leader, ma sempre subalterno, sempre in secondo piano.
Tuttavia, tra i collaboratori di Giulio Romano, sarebbe stato quello di maggior successo a Mantova. Non lo dimostrerebbero tanto le tele oggi conservate al Museo Diocesano, quanto il fatto che già nel 1535 il Ghisoni si fosse guadagnato la fiducia del cardinale Ercole Gonzaga, ottenendo prestigiose commissioni dirette.
Ma, al contempo, il Ghisoni continuò sempre a lavorare a pieno ritmo al Te. E nel 1538 risulta attivo anche a Palazzo Ducale, dove la bottega di Giulio Romano si era trasferita per decorare il nuovo appartamento detto di Troia.
In questa opera il Ghisoni non si limitò solo a dipingere decorazioni e paesaggi, ma si prodigò come eccellente pittore di figura. Come il ciclista gregario che nel gran premio della montagna scala tornanti e pendenze audaci, trascinandosi dietro il capitano velocista per farlo risaltare nella vittoriosa volata finale di pianura, così farà Fermo Ghisoni da Caravaggio nei confronti di Giulio Romano.
Negli anni seguenti accompagnò ancora Giulio nelle sue imprese presso la Steccata di Parma, ma ben presto tornò a Mantova dove realizzò numerose opere per il Duomo, per Sant’Andrea, per Santa Barbara, per il Santuario delle Grazie e per la collezione privata dei Gonzaga.
Dopo la morte dei Giulio Romano, nel 1546, Fermo Ghisoni si trovò a essere protagonista incontrastato della scena pittorica mantovana. Ne fa testo la sua partecipazione alle due più grandi imprese pittoriche di quegli anni: il rinnovamento della cattedrale cittadina e i lavori di ammodernamento dell’abbazia di San Benedetto di Polirone.
[rudy favaro]

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