Quel falco di Giuliano

Quel falco di Giuliano

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Una curiosa moneta battuta nella zecca di Pomponesco

Pareri Rudi-mentali

Un editto imperiale, datato 1497, concedeva di aprire officine monetarie in tutti i castelli e feudi della famiglia Gonzaga.
Giulio Cesare Gonzaga, discendente del ramo di Gazzuolo, non mancò di sfruttare questa norma. E quando gli toccò in feudo Pomponesco, all’interno dell’area del castello fece costruire anche una zecca, nella quale vennero battute oltre venti tipologie di conio, oggi ricercatissime dai collezionisti.
Tra queste monete ve n’è una, piccola e tra le meno preziose, fusa con una bassa lega d’argento, che è particolarmente interessante. Si tratta di un “sesino”, una moneta del valore di sei denari.
La sua singolarità è data dall’immagine raffigurata al suo rovescio, che rimanda a una curiosa e poco nota leggenda. Al diritto riproduce il busto in armatura del marchese Giulio Cesare e, al verso, la figura di San Giuliano in piedi, con un falcone da caccia appollaiato sul suo braccio.
La presenza di Giuliano col rapace in questa moneta dovrebbe alludere alla passione venatoria che accomunava il Gonzaga col santo qui raffigurato, attorno al quale è fiorita nel corso del medioevo, come una ballata, una toccante e inquietante leggenda.
Giuliano era un nobiluomo amante della caccia. Un giorno il giovane stava braccando un cervo. Improvvisamente, l’animale che fuggiva si voltò e andò incontro al suo inseguitore dicendo «come osi rincorrermi tu che ucciderai tuo padre e tua madre?». A quelle parole Giuliano non soltanto abbandonò la caccia ma, atterrito dalla profezia, decise di allontanarsi dal suo paese senza nemmeno avvertire i genitori.
Così, quella sera stessa, il giovane in preda allo sgomento non ritornò a casa. Andò invece lontano, fece fortuna e, come in una fiaba, sposò una ricca principessa. I suoi genitori, nel frattempo, non vedendolo tornare si misero in viaggio per rintracciarlo e, dopo molto peregrinare, giunsero finalmente al castello dove abitava Giuliano. Quel giorno, però, lui mancava da casa. E sua moglie, con i dovuti riguardi, fece coricare i suoceri nella camera nuziale.
Giuliano rientrò all’improvviso nottetempo. Si recò subito nella camera da letto per svegliare la moglie, ma quando nella penombra intravide due persone che dormivano nel letto matrimoniale, credendo che fossero la moglie e un amante, in un impeto d’ira si precipitò su di loro uccidendoli a pugnalate.
Accortosi poi del terribile errore, Giuliano trascorse con la moglie il resto della vita in penitenza e, per espiare lo scellerato delitto, aprì un ospizio presso il guado di un fiume per alloggiare i viandanti.
Difficile stabilire oggi quale significato aveva per Giulio Cesare l’apporre l’immagine di San Giuliano nelle sue monete. Potrebbe essere stato l’ubicazione di Pomponesco a ridosso del Po, come l’ospitale aperto da San Giuliano. Oppure, forse, in modo meno plausibile ma più affascinante per chiudere, l’emissione di quella moneta voleva essere un chiaro avvertimento diretto alla moglie.
[rudy favaro]

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