Il sollazzo dell’ambasciatore

Il sollazzo dell’ambasciatore

Condividi

L’ambasciatore del sultano turco in visita a Mantova

Pareri Rudi-mentali

Poche settimane fa alla Biblioteca comunale Teresiana è stato illustrato il progetto di ricerca sui “Nuptialia”, un genere di pubblicazioni, in svariati formati, che venivano stampate in occasione di un matrimonio, come dono da offrire in omaggio da parte di amici e parenti. Un’usanza che trova antiche origini e che, soprattutto nel corso dell’Ottocento, cominciò a sviluppare nuovi contenuti, non più strettamente legati a temi matrimoniali, fino a diventare una sorta di pretesto per la pubblicazione di temi anche senza alcuna attinenza con l’evento stesso.
È il caso di un libretto che raccoglie delle lettere diplomatiche tra la corte Ottomana e quella dei Gonzaga, dato alle stampe nel 1870 in occasione delle nozze del barone Camillo Treves de’ Bonfili con madamigella Julie d’Almbert. Un insieme di documenti che gettano luci interessanti sui rapporti tra Mantova e Istanbul.
Alla fine del Quattrocento, dopo la battaglia di Fornovo in cui le truppe mantovane sconfissero quelle francesi, la notizia dell’esistenza di un piccolo stato condotto da una famiglia di grande valore giunse anche alla corte ottomana di Costantinopoli. Il sultano turco Bayezid II cominciò così a prendere contatti col marchese Francesco II, inviandogli a Mantova lettere e regali. Il Gonzaga non fu da meno e, a sua volta, inviò al sultano i suoi presenti, insieme a messaggi in cui si firmava dichiarandosi suo schiavo e servitore.
Cominciarono entrambi col donarsi cavalli. Sia il sultano sia il marchese inviarono i migliori stalloni delle rispettive scuderie, sempre accompagnati da lettere in cui ognuno esaltava le gesta dell’altro. In una di queste prime missive, per esempio, il Turco si compiace di come Francesco abbia condotto la vittoriosa battaglia contro le truppe francesi, e di quanti soldati abbia ucciso. Così scrive: «Havendo combattuto con el Re de Franza, con la vostra gaiardìa lo havete rotto, et ammazzatogli assai Signori de Franza, et assai assai amazzato altri valenti huomini, per mezo che elo è fugito».
Ben presto le relazioni tra i due si fecero amichevoli e in breve si concretizzò la visita ufficiale di un ambasciatore turco a Mantova. Entrò allora in scena Isabella d’Este, moglie di Francesco, che da buona padrona di casa seguì nei minimi dettagli i preparativi per ricevere questo importante ospite. Sempre dalle lettere sappiamo che ella fece preparare con ogni cura le camere per l’ambasciatore, ovunque furono esposte tappezzerie di stoffe damascate e adorne d’oro. Vennero esposte nelle stanze le più preziose opere d’arte. La città venne fatta ripulire di fondo e molta gente venne invitata ad affluire, «sicché parve bellissima cosa a veder tanta gente».
Si sostennero spese «opulentissime». L’Ambasciatore, al suo arrivo, venne accolto con la massima accortezza, accompagnato in giro da un corteo di «molti zentilhuomini, et Citadini, ultra gli Balistrieri et altri homini da bene assai». E, al suo arrivo al Castello, molte «zentildonne» lo aspettavano per condurlo nella sua camera da letto regalmente apparecchiata, dove probabilmente non riposò molto in loro compagnia.
L’ambasciatore si fermò a Mantova otto giorni in tutto, durante i quali i Gonzaga fecero tutto il possibile affinché lui potesse «prendere sollazzo». Tra le varie attività organizzategli non mancò, ovviamente, quella «ricreatione di cazare e ucellare: in modo che se n’è ritornato cum gran sotisfactione».
[rudy favaro]

***
Pietro Ferrato, “Il marchesato di Mantova e l’impero ottomano alla fine del secolo XV. Documenti inediti tratti dall’archivio storico dei Gonzaga. Per Nozze Treves De’ Bonfili – D’Almbert”, Mantova 1876.

Condividi