Le rincorse di Atalanta

Le rincorse di Atalanta

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Il pittore Guido Reni al servizio dei Gonzaga

Pareri Rudi-mentali

È una difficile impresa immaginare quanto ricca fosse la collezione artistica dei Gonzaga all’inizio del Seicento, che, senza dubbio alcuno, poteva vantarsi di essere la più grande raccolta di opere d’arte del mondo.
Così, di tanto in tanto, sfogliando le pagine di cataloghi dei musei, capita di incontrare quadri e statue che furono certamente a decoro degli appartamenti gonzagheschi. Oppure di imbattersi in opere d’arte per le quali la loro originaria collocazione mantovana è ancora incerta.
È il caso di alcuni quadri di Guido Reni, un pittore con uno stile personalissimo, che passo tutta la sua vita a cercare di dipingere la bellezza ideale. Forse è proprio per questo che il duca Ferdinando Gonzaga volle assolutamente dei suoi quadri a Mantova.
Dalle lettere conservate negli archivi sappiamo che i rapporti tra il pittore e il duca durarono per circa dieci anni, dal 1614 al 1623, durante i quali il Gonzaga gli commissionò numerose tele, le quali vennero tutte svendute pochi anni dopo, in un momento in cui le casse ducali erano vuote.
Una buona parte di questi quadri sono oggi conservati nei grandi musei del mondo, tra cui quelli celebri di Londra, Parigi, Dresda e Berlino.
Ma non solo all’estero. Uno dei più importanti dipinti di Guido Reni, realizzato per i Gonzaga, è oggi in Italia, al Museo di Capodimonte di Napoli. Raffigura la mitologica coppia di Atalanta e Ippomene, una favola che val la pena di raccontare.
Secondo quanto ci tramanda lo scrittore latino Ovidio, Atalanta era una cacciatrice assai bella e prestante. Ella non voleva sposarsi e desiderava rimanere vergine.
Così, per allontanare i suoi corteggiatori, aveva annunciato che avrebbe sposato soltanto l’uomo che sarebbe riuscito a vincerla nella corsa. Se, invece, avesse vinto lei, il pretendente sarebbe stato punito con la morte.
Atalanta era molto leggera e correva con gran velocità. Si diceva che ella cominciasse col dare un lieve vantaggio al suo concorrente e lo inseguisse armata di una lancia, con cui lo trafiggeva quando lo raggiungeva. Molti giovani avevano in questo modo trovato la morte.
Per molto tempo Atalanta rimase sempre imbattuta, riuscendo così a conservarsi stretta la sua verginità.
Finché, però, un giorno sopraggiunse un nuovo spasimante. Questo ragazzo, che si chiamava Ippomene, portava con sé alcuni pomi d’oro, che gli erano stati dati da Afrodite.
Successe così che, durante la gara di corsa, Ippomene gettò davanti ad Atalanta, uno alla volta, questi preziosi frutti d’oro. Atalanta, un po’ per la sua curiosità, un po’ forse perché il ragazzo le piaceva e se n’era innamorata, non resistette alla tentazione di raccoglierli, perdendo in questo modo la gara. E Ippomene ricevette il premio pattuito.
Il quadro che Guido Reni dipinse per il duca Ferdinando Gonzaga rappresenta proprio l’istante in cui Atalanta si china per raccogliere uno dei pomi, mentre Ippomene, di corsa, la supera.
Più tardi, nel corso di una battuta di caccia, i due sposi entrarono in un santuario di Zeus e qui si saziarono d’amore. Indignato per questo sacrilegio, Zeus li volle punire e li trasformò entrambi in leoni.
[rudy favaro]

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