Nuove notizie medioevali per Sant’Egidio
Pareri Rudi-mentali (del 26/5/09)
La settimana scorsa abbiamo introdotto Mantova come luogo ben collegato con il sistema viario tracciato in epoca romana. Tali infrastrutture continuarono ovviamente a essere usate nel corso del medioevo; in tal modo Mantova fu ben presto influenzata da elementi culturali e cultuali provenienti d’oltralpe. Un elemento di questa contaminazione lo possiamo rintracciare nella presenza di una chiesa a Mantova dedicata a Sant’Egidio, la cui prima testimonianza è documentata in una bolla di papa Eugenio III del 6 maggio 1151.
Egidio era una figura devozionale ben radicata in area francese e tedesca. Monaco benedettino, St-Gilles fu un santo molto venerato, soprattutto verso la fine del medioevo, invocato come patrono degli storpi e dei mendicanti.
Le sue spoglie sono venerate nella famosa abbazia presso Arles, posta sul Cammino di Santiago di Compostella, ovvero sull’itinerario che conduce alla tomba di San Giacomo. È facile pertanto supporre che, essendo santo ben noto ai pellegrini che facevano quella strada, la prima fondazione mantovana di Sant’Egidio sia da collegare a un edificio ad uso dei viandanti, un ‘ospedale’. Nel medioevo gli ospedali erano strutture che, in modo temporaneo e a breve termine, fornivano vitto, alloggio e cure ai pellegrini e ai viandanti, oltre che a poveri, anziani, senza tetto, orfani, mendicanti e donne gravide in procinto di partorire.
In questo mio intervento voglio portare un contributo alla storia dell’antico ospedale mantovano di Sant’Egidio: se l’esistenza di un ‘ospedale’ come prima fondazione di Sant’Egidio è solo supposta, la sua presenza in seguito è certa e documentata. Nel 1372 Raimondino di Rolandino Lupi di Soragna, di nobile famiglia emiliana introdottasi autorevolmente nell’entourage dei Carraresi di Padova, fonda e finanzia un Hospitale nella contrada di Sant’Egidio a Mantova, per accogliere indifferentemente “pauperes, infirmi, peregrini, senes, orfani et alie miserabiles persone qui non haberent unde vivere”.
Lo stesso Raimondino stabiliva espressamente che la fondazione ospitaliera e i suoi beni non dovessero essere soggetti alla giurisdizione di qualsivoglia vescovo o persona religiosa, ma “remanere profanum et profana”, in modo da poter sempre porre la sua podestà.
Probabilmente tale disposizione derivava dal fatto che nei pressi di Sant’Egidio sorgevano anche le strutture ricettive dei Templari dai quali, forse, non voleva essere assorbito. Di certo, comunque, rivelano una logica tenacemente familiare e ‘privatistica’ con cui la nobiltà del tempo considerava le proprie creature ‘ospedaliere’.
Una politica imprenditoriale estremamente attuale.
[r.favaro]
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La notizia del 1372 relativa a Raimondino Lupi e alla sua fondazione dell’ospedale di S. Egidio probabilmente è quasi sconosciuta anche ai più intraprendenti studiosi mantovani. Questo il riferimento a piè di pagina:
“I percorsi della fede e l’esperienza della carità nel Veneto medievale”, Atti del Convegno, Castello di Monselice 28 maggio 2000, a cura di Antonio Rigon, Padova 2002, pp. 93-94.