La torre pendente di Mantova

La torre pendente di Mantova

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Torri medievali e la curiosa storia della torre raddrizzata

Pareri Rudi-mentali (del 13/6/09)

In epoca medievale la moda più che la necessità portò molti centri abitati a munirsi di torri e di case fatte a torre, definendo un impatto visivo altamente suggestivo. Questi edifici appartenevano per lo più alle famiglie dell’aristocrazia mercantile e finanziaria, che attraverso la costruzione di torri esprimevano la loro affermazione politica e sociale. Per queste potenti famiglie avere una torre era uno ‘status symbol’ irrinunciabile. Inoltre, con la loro altezza e la loro scarsità di aperture, potevano essere usate come strumenti di difesa e di offesa nelle faide che coinvolgevano la nobiltà feudale della città.
Dobbiamo precisare che Mantova nei secoli passati, ebbe molte più torri di quante ce ne siano rimaste oggi. Qualcuno ha addirittura ipotizzato che le torri medioevali cittadine siano da paragonarsi alle pietre di Stonehenge o ai templi Maya: siano state innalzate cioè in punti ben precisi per osservare le varie fasi solari secondo predeterminati orientamenti.
Ad ogni modo, tra quelle rimaste la più famosa è certamente la Torre della Gabbia, con la sua gabbia in ferro sospesa a mezz’aria, in cui venivano rinchiusi i prigionieri, e sottoposti a pene indicibili. Con i suoi 65 metri di altezza è la più alta e forse la più antica torre della città.
Ma degne di nota e menzione sono anche la Tor dal Sucar, la Torre delle Ore e quella dell’Orologio, quella ‘magna et alta’ della famiglia Gambulini, quella dei Boateri, quella di Sant’Alò. E ancora la torre del Salaro, già appartenuta ai Poltroni e mozzata perché la famiglia era caduta in disgrazia.
Non si vede più invece la torre delle Mosche, che sorgeva dalle parti di Porta Cerese, intorno alla quale nel Seicento i duchi avevano fatto costruire l’esotico “Serraglio degli Struzzi”.
Sempre in zona Porta Cerese sorgeva inoltre un’altra interessante torre, la quale pendeva. Credo che siano pochi quei mantovani a conoscenza del fatto che anche a Mantova, come a Pisa e a Bologna, nei secoli passati esistesse una “torre pendente”.
Del resto non tutte le torri venivano su dritte: anche a Mantova capitava che qualcuna avesse fondamenta deboli o poggiasse su un terreno poco sicuro, e così la torre perdeva il suo equilibrio e finiva per piegarsi sensibilmente. Era un problema gravissimo e di difficile soluzione.
Secondo una notizia fornita da Federico Amadei nella sua Cronaca, la torre in questione nel 1459 incominciò ad inclinarsi pericolosamente e non ci fu verso di raddrizzarla. Per quanti tentativi fossero fatti, l’equilibrio della torre non venne recuperato.
Mentre giorno dopo giorno la torre si piegava sempre più, minacciando così di crollare, si presentò improvvisamente a Mantova un ingegnere che si diceva bolognese (di cui non conosciamo neppure il nome), che affermò di essere in grado di raddrizzare la torre. Naturalmente dietro congruo compenso.
L’ingegnere bolognese, dopo aver calcolato che la torre «piegava perpendicolarmente verso Pusteria tre baccia e once otto», si rivolse direttamente al marchese e pattuì con lui come suo onorario la somma di 300 ducati, più le cibarie per sé e per i suoi aiutanti. Chiese inoltre un certo numero di operai. Fu naturalmente accontentato, e in breve quello sconosciuto ingegnere riuscì a raddrizzare la torre, «con meraviglia di tutti» dicono le cronache del tempo. Un’opera che ancor oggi, nonostante la moderna tecnologia, sembra impossibile.
[r.favaro]

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