Uno scrittore di novelle imitato da Shakespeare
Pareri Rudi-mentali (7/7/09)
Nel Cinquecento lo scrittore Matteo Bandello fu un maestro nel raccontare nelle sue Novelle i vizi dei preti e la cocente passione per le donne.
La sua presenza a Mantova allietò le oziose ore in campagna di Isabella d’Este Gonzaga. Essa difendeva la sua impuducuzia e lo scrittore a sua volta lodava la “eroica casa dei Gonzaga” ed esaltava il “generoso nome” della sua ospite.
Matteo Bandello era un monaco domenicano molto sui generis. Venne a Mantova presso Francesco Gonzaga nel 1515, dopo essere fuggito dall’invasione francese di Milano, dove risiedeva più o meno abitualmente. Rimase a Mantova per alcuni anni, ed entrò al servizio e in dimestichezza con la marchesa Isabella d’Este. Sarà anche ospite, come precettore e intrattenitore, di altre corti gonzaghesche, soprattutto dei Gonzaga di Gazzuolo.
Della sua produzione letteraria rimangono più di duecento novelle, delle quali la maggior parte imita la spensierata oscenità del Decamerone di Boccaccio, mitigata però da una piccola morale posta alla fine dei racconti. Pur dichiarate “vere istorie”, le novelle, sono in gran parte riprese da fonti antiche, medievali, contemporanee, italiane e straniere, rielaborate con vigorosa originalità.
Alcune di queste novelle presentano schemi che riappariranno poi in famose opere della storia della letteratura. Un esempio per tutti è quello di Shakespeare: alcune sue commedie e tragedie prendono direttamente spunto dalle invenzioni di Matteo Bandello, come gli intrighi di Molto rumore per nulla, lo spirito e le morti per avvelenamento dell’Amleto. Ma l’imitazione più d’effetto, un vero e proprio plagio, è quella che Shakespeare ha fatto per scrivere uno delle sue opere più celebri: Romeo e Giulietta
È certo perlomeno curioso rendersi conto che la novella di Matteo Bandello intitolata La sfortunata morte di dui infelicissimi amanti è stata dal poeta inglese ripresa pari pari per raccontare la storia dei due giovani innamorati condannati dai litigi delle rispettive famiglie.
La novella del Bandello racconta infatti di Romeo Montecchio e di Giulietta Capelletti, innamoratisi perdutamente ma condannati alla tristezza da una faida in corso tra le due rispettive famiglie. Con uno stile molto languido e sensuale vien raccontato dell’incontro dei due alla festa in maschera, dei corteggiamenti di Romeo sotto il balcone, del matrimonio segreto e della sua consumazione (“Ed essendo Romeo giovine di nerbo forte e molto innamorato, più e più volte a diletto con la sua sposa si ridusse”). E, sempre come in Shakespeare, arriva poi il duello in cui Romeo uccide Tabaldo, cugino di Giulietta, e la sua inevitabile fuga e la separazione dall’amata. A questo punto il dramma ha tutti i requisiti necessari per portare alla morte dei due ragazzi. L’unica differenza tra Bandello e Shakespeare è che Giulietta non beve una pozione ma muore di crepacuore dopo aver saputo del suicidio del suo Romeo. E benché tra le famiglie in lotta ritorni la pace, il Bandello, che la sapeva lunga sulle vendette familiari, conclude la novella affermando che la tregue non durò per molto.
[r.favaro]