Hina-matsuri e la festa delle donne
Almanaccando
Questa è una settimana tutta al femminile. Sabato 8 marzo sarà invasa dalle mimose dedicate alle donne e al giorno della loro festa. Ma oggi, 3 marzo, in Giappone si festeggia “Hina-matsuri”, una celebrazione familiare dedicata alla salute, alla felicità e alla crescita delle figlie femmine, che siano esse bambine, ragazze e giovani donne.
La costante di questo giorno nelle case giapponesi consiste nell’esporre una serie di bambole ornamentali disposte su dei palchetti foderati in stoffa rossa. Queste particolari bambole, chiamate “hina”, vengono spesso tramandate di generazione in generazione alle donne della famiglia e rispolverate solo in questo giorno speciale. Più la famiglia è formata da donne, più la collezione di bambole è estesa: si ha, infatti, una collezione per ogni figlia femmina. Il resto dell’anno le preziose bambole vengono conservate accuratamente in scatoline di legno foderate in seta.
Si inizia a mettere in mostra le proprie bambole già nel mese di febbraio, portandole via subito dopo la festa, poiché si dice che lasciarle oltre il 4 marzo non porti bene o, quanto meno, faccia ritardare il matrimonio delle figlie.
Questa tradizione di esporre in casa le bambole trae origine da un’antica usanza chiamata “hina-nagashi”, ossia “”bambola fluttuante””, che prevedeva di far galleggiare delle bambole di paglia, o di carta, lungo un fiume, facendo in modo che la corrente le portasse verso il mare, allontanando così gli spiriti maligni che si dicesse risiedessero dentro a questi oggetti.
Un altro nome per questa giornata è “Momo no sekku”, “festa dei fiori di pesco”, perché è in questo periodo che dovrebbero cominciare a sbocciare tali fiori, simbolo di una vita felice. Un cibo tipico di questo giorno è un dolcetto tricolore, rosa, bianco e verde, che sta a simboleggiare rispettivamente, i fiori di pesco, la neve e la terra. Questo vuole rappresentare la scena del periodo primaverile quando l’erba comincia a crescere sotto la neve ed i fiori di pesco a sbocciare.
[rudy favaro]
