5 marzo

5 marzo

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Una storia, una curiosità, un avvenimento da ricordare

Almanaccando

C’è una foto che ritrae Pier Paolo Pasolini mentre gioca a calcio con dei ragazzi in uno spiazzo di borgata. Attorno a loro palazzine di fresca costruzione e cumuli di erba e terra. Segni di quell’Italia dall’edilizia affaccendata e frettolosa, di una modernità sbrigativa e inconcludente. È una giornata grigia e Pasolini è vestito di tutto punto, indossa un abito scuro e le scarpe di cuoio, la cravatta e il pullover sotto la giacca. Nonostante questo abbigliamento, corre sulla fascia rincorrendo il pallone. Giocare da ala era una sua passione. Il pugno è stretto; le braccia larghe, alla ricerca dell’equilibrio; lo sguardo fisso a terra a controllare la palla, concentrato. Dovrebbe esserci un’incongruenza tra quel vestito e il gioco: sulle gambe i pantaloni eleganti si agitano in mille pieghe, le code della giacca si aprono come un mantello e sventolano scomposte dietro la schiena. Invece tutto è naturale in quella foto, la posa e lo sguardo, l’abito e il campetto improvvisato. Il calcio al pallone in questa fotografia è un gesto di libertà e di gioia. Forse era stata una di quelle occasioni offerte dalla strada, un’occasione che Pasolini aveva colto al volo, una di quelle situazioni in cui non si segnano goal ma si fa semplicemente rimbalzare e correre il pallone, si prova qualche finezza, si ride e si urla “”passamela!””. Di sicuro lui quel mattino annodandosi la cravatta non prevedeva tutto ciò. Si prende però la libertà di sporcarsi e di sudare quando non dovrebbe, di rovinare i suoi vestiti e magari di dimenticarsi di qualche appuntamento. È il modo di essere libero tipico del bambino, che può correre senza remore dietro al pallone anche fuori della chiesa, dopo la prima comunione, con il vestito della festa e i mocassini, perché se c’è una palla che salta e rotola non si può star lì a guardare. Il 5 marzo è il compleanno di Pier Paolo Pasolini, ala destra nei campetti di periferia, poeta altrove.
[rf]

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