Un calcio ai bilanci

Un calcio ai bilanci

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In molti sugli spalti, nessuno nei Cda

Pareri distorti (On Air alle 9 e 19.30)

Buon venerdì bilanciato
Entro a gamba tesa su un argomento pericoloso: il Mantova Calcio.
Siamo all’ennesima crisi societaria in cui gli attori che hanno la maggioranza non sono mantovani mentre i soci minori (25%) sono autoctoni, mediatori di tutto quanto è mediabile.
Perché una “piazza”, come si chiama il pubblico nel linguaggio delle cronache sportive, così brillante come quella di Mantova con presenze da fare invidia a formazioni di categorie superiori, ha tanto seguito sugli spalti e pochissimo nel Consiglio di Amministrazione?
Perché da alcuni anni, chi detiene la maggioranza è, di volta in volta un imprenditore residente nel veneto e ora un costruttore residente in Emilia e i mantovani fanno solo la parte dei padri nobili?
L’unica risposta che ho trovato è che i mantovani non amano rischiare capitali, perché il calcio costa, e costa molto, e non rende più come un tempo.
Ma cosa è cambiato? I bilanci, ecco cosa è cambiato, ma non in termini di denaro, quanto in termini di regole.
Le squadre di calcio, ma anche di altri sport, da quando debbono redigere i bilanci come tutte le altre società, non sono più appetibili e redditizie.
Le plus e minus valenze con sponsorizzazioni miliardarie, sulla carta ma non negli esborsi monetari, le plus e minus valenze con la quotazione dei cartellini dei giocatori, non ci sono più o sono più controllate, e tutto questo ha reso i gioco delle presidenze sempre meno interessante e, soprattutto, meno remunerante.
Forse mi sbaglio ma non credo di essere molto distante dal vero.
A risentirci domani. Grazie
@robertostorti

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