23 marzo

23 marzo

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Una storia, una curiosità, un avvenimento da ricordare

Almanaccando

Nella vita era una persona riservata, posata, elegante. Davanti alla telecamera invece plasmava la sua natura e diventava buffa, comica, sopra le righe, popolana. Una personalità tragi-comica, che emerge in maniera prepotente soprattutto nei primi film. Si chiamava Giulietta Masina, una piccola grande attrice di cui non si parla spesso, scomparsa il 23 marzo del 1994. Aveva le physique du rôle, stupiva con la sua aria incantata e candida, disperata e tramortita. Probabilmente solo lei avrebbe potuto interpretare con tanta lealtà e verità alcuni capisaldi del marito regista. Di recente è stata definita come “”l’Oscar di Fellini””, un appellativo che la dice lunga sulla coppia per antonomasia della storia del cinema: 50 anni di matrimonio e 8 film assieme. Uniti per mezzo secolo, tra successi, momenti d’incertezza e depressione, tra le bestemmie di lui e la devozione religiosa di lei “”tutta casa e chiesa””. O, almeno, così si manifestava. Se è noto che Fellini non era insensibile al fascino femminile, solo ultimemente è venuta alla luce una relazione di Giulietta, che invece era sempre stata vista come colei che digeriva in silenzio il difetto del marito. A divugarla è stata proprio la moglie dell’amante della Masina, l’attrice Valentina Cortese, che ha lavorato anche con Fellini. Strani incroci. Oltre a questa rivelazione la Cortese racconta pure un’altra storiella, ormai nota, che traccia l’approccio del regista all’argomento. Un giorno Fellini si portò in macchina una di quelle attricione, che piacevano a lui: prosperose, abbondanti, vistose. Mentre andavano a Ostia, lei gli parlava della sua vocazione artistica, quasi fosse la Bergman. A un certo punto Federico cominciò ad accarezzarle i capelli e poi con la mano sulla nuca a spingerla verso il basso. Finalmente la poveretta capì cosa stava accadendo e, con tutto il fiato in gola, disse: “”Feddericco, io artista, io no pompetto””.
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