Privata sanità

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Non lasciamo solo la polpa, c'é anche l'osso

Buon lunedì publico-privato
Sabato il Vescovo dimissionario Busti, nell’inaugurare un nuovo reparto di sanità, realizzato da un privato, lo ha incoraggiato ad andare “avanti così”.
Non vorrei insegnare al Vescovo a fare il Vescovo, ma, se fossi vescovo, avrei aggiunto che anche il pubblico, dovrebbe investire su chi ha bisogno di assistenza dopo essere stato dimesso dai reparti e chi ne ha, bisogno di assistenza, perché l’età, la salute e la storia lo stanno lentamente abbandonando.
Siccome è certo che il privato non agisce per carità, ma per il giusto interesse, quando va bene, e siccome l’assistenza post dimissioni paga, così come paga costruire posti per assistenza agli anziani, anche il pubblico dovrebbe intervenire massicciamente dove c’é la domanda e la domanda c’é come dimostrano le lunghe liste d’attesa nelle RSA e nei reparti post-degenza.
Ben venga l’integrazione del privato alla domanda degli utenti, ma l’integrazione non è cedere al privato il controllo di un settore, quello dell’assistenza agli anziani, che è già, e sempre più lo sarà, strategico e necessario.
Se poi, come dimostrano gli investimenti privati, è anche remunerativo, perché lasciarlo solo in altre mani?
Nel piatto sanitario, non lasciamo solo la polpa, ci sono anche gli ossi da dividere.
A risentirci domani. Grazie
@robertostorti

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