Per pagare e morire c’é sempre tempo. Non più solo un...

Per pagare e morire c’é sempre tempo. Non più solo un detto, é sempre più diffuso

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Buon giovedì lavorante

Chi lavora ha diritto di essere pagato, sia esso un dipendente che una società che ha eseguito e finito, correttamente, un lavoro.

Pare non sia più così, nel nostro paese.

Sono giorni in cui i quotidiani locali ci annunciano che ci sono lavoratrici che non ricevono lo stipendio da agosto scorso e altri, di un’altra ditta, che non lo ricevono da almeno due mesi.

Immagino, a meno che non si sia di fronte a dei “saltafossi”, che il motivo è che anche il titolare non riceve il pagamento dei lavori già fatti, riconosciuti come finiti e collaudati.

Il meccanismo è proprio qui.

Pare che il detto “per pagare e morire c’é sempre tempo” da modo dire locale sia diventato modo fare nazionale.

Da noi, quello che manca non è il lavoro, è chi lo paga.

Ho amici che fanno diverse professioni e tutti, dico tutti, dicono che il problema più grosso non è trovare il lavoro, è trovare il modo di farsi pagare, dall’avvocato al dentista, dall’idraulico al falegname.

Chi si salva è perché lavora con l’estero, dove, se fai, vieni pagato con puntualità.

Sarebbe opportuno che si trovasse il modo che le Amministrazioni Pubbliche, che deliberano in presenza di dati di bilancio positivi, pagassero puntualmente e che il privato che non paga un lavoro svolto e collaudato sia perseguito e perseguibile in tempi brevi, certi, ragionevoli e sicuri.

E’ un problemone, ma problemone reale, il resto sono solo chiacchiere

A risentirci domani. Grazie

@robertostorti

 

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