Convivium – I banchetti per l’imperatore

Convivium – I banchetti per l’imperatore

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I banchetti per l’imperatore

Un saluto e bentrovati a tutti gli ascoltatori!

Il duca Federico II dedicò molte risorse per l’abbellimento della sua residenza nel Castello di San Giorgio, dove già erano presenti gli affreschi del Mantegna, e per il completamento di Palazzo Te. Quest’ultimo fu inaugurato dall’imperatore Carlo V il 2 aprile 1530, accolto trionfalmente al suo ingresso in città la settimana prima dallo stesso Federico.

Carlo V, sovrano del Sacro Romano Impero oltre che re di Spagna e di Austria, arrivò a Mantova da Bologna, dove aveva assunto la corona di re d’Italia ed era stato consacrato imperatore da papa Clemente VII. In virtù del suo nuovo scettro Carlo V promosse Federico II da marchese a duca: un’occasione irripetibile per i Gonzaga e per Mantova di far festa.

Molti furono i banchetti organizzati. Col primo si dette il benvenuto nelle sale del Castello. Un cronista del tempo, certamente esagerando, scrisse che vi parteciparono dodicimila persone, praticamente tutta la città. Un secondo si tenne nel Palazzo Te. Carlo, accompagnato dal novello duca, visitò tutte le sale con grande ammirazione. A mezzogiorno in punto si sedettero per il pranzo. Si narra che l’imperatore fosse smodato nel mangiare e per questo motivo non voleva essere visto da estranei mentre era a tavola; proverbiale era il suo appetito, che lasciava senza fiato servitori e cortigiani che lo vedevano ingurgitare qualsiasi cosa gli venisse messa di fronte. Amava in particolare la cacciagione, i piatti ricchi di condimenti ed era golosissimo di dolci. La sua prima colazione consisteva in un cappone cotto nel latte e gli altri pasti della giornata erano adeguati a un simile inizio. Beveva poi in proporzione, soprattutto birra. Per lui non c’erano giorni di digiuno e di astinenza, grazie alla speciale dispensa che aveva ottenuto dal papa. La sua ingordigia lo portò in seguito all’obesità e alla gotta, malattia che lo afflisse per il resto della vita.

Durante il banchetto a Palazzo Te l’imperatore fu servito direttamente dal Gonzaga. Tutti gli invitati erano vestiti con bellissime vesti di broccato e le varie pietanze, anticipate da squilli di sei trombe, erano servite su stoviglie d’oro e d’argento disegnate da Giulio Romano.

Nel pomeriggio seguirono spettacoli teatrali, esibizioni di cavalli e musiche varie. Nel cortile del Palazzo si tennero inoltre anche partite di “balletta”, una sorta di tennis di quel tempo, a cui lo stesso imperatore partecipò come giocatore. Ancora oggi sopravvivono a Mantova sei palline originali di questo sport, tre a Palazzo Te e tre nella basilica di Santa Barbara, fatte di pelle e imbottite di piume.

Verso sera infine arrivarono alcune dame di corte e l’imperatore, con comportamento inconsueto, le invitò al proprio tavolo. All’improvviso, però, giunsero anche due cardinali e Carlo V preferì la loro compagnia con deluso disappunto delle signore. Pertanto quella sera il banchetto si svolse in più stanze: in una sedette l’imperatore coi cardinali e nelle altre i gentiluomini con le dame.

Carlo si trattenne in città per un paio di settimane almeno. Tutti i giorni si gozzovigliava, in onore ora in di quel personaggio ora di quell’altro, sempre a spese del Gonzaga, con un’abbondanza tale di cibo che non mise mai in dubbio la ricchezza del duca.

Nei momenti liberi vennero inoltre organizzate battute di caccia in campagna e di pesca a bordo del bucintoro ducale. Pertanto talune sere arrivò in tavola sia carne sia pesce, frutto di quelle loro imprese.

A risentirci la settimana prossima!

 

@Convivium_RB

Immagine: Giulio Romano, particolare dell’affresco della sala di Amore e Psiche, 1526 ca.

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