Buona domenica agrituristica
Se decido di pranzare in agriturismo, mi aspetto che i tortelli di zucca proposti siano fatti con uova delle galline del podere annesso, così come la zucca penso, e spero, sia stata piantata e curata nei campi dell’azienda.
Se mi propongono pappardelle al cinghiale e non hanno cinghiali che grufolano nei dintorni, qualche dubbio mi può venire che non sia tutto farina del loro sacco.
Sino ad oggi, e forse per un bel po’, questo é possibile perché, almeno in Lombardia, per essere accreditati come agriturismo, anche se si ha solo un orto dietro casa, faccio per dire, é sufficiente che solo il 30% sia prodotto in azienda.
Tornando alle pappardelle, se le uova sono delle galline dietro casa, basta e avanza, farina e cinghiale possono venire da altrove o da prodotti congelati mettendo un asterisco sulla lista delle vivande.
C’é fermento tra gli agriturismi, perché in Regione Lombardia c’é chi vuole modificare la legge 31, di 11 anni fa e obbligare gli agriturismi che offrono pasti, a coprire, sino al 50% dei prodotti di loro produzione, l’offerta di somministrazione di pranzo e cena.
Credo che molti frequentatori di agriturismi, me compreso, siano convinti che la genuinità e l’autoproduzione di ciò che si mangia in quelle corti, sfiori il 100%, invece, per ora, basta solo il 30%, che mi pare, sinceramente un po’ pochino.
A risentirci, o a rileggerci, alla prossima occasione. Grazie
@robertostorti