Mantova: Storia d’acqua e di pozzi

Mantova: Storia d’acqua e di pozzi

Condividi

Sull’onda della giornata recentemente dedicata all’acqua mi pare importante raccontare alcune curiosità interessanti relative all’acqua di Mantova e alla sua storia più recente, a partire cioè dalla fine dell”800.

A fine Ottocento Mantova aveva 27.000 abitanti e poteva servirsi ancora, a quei tempi, solo di pozzi privati o comuni. Per di più la qualità dell’acqua, spesso gravemente inquinata, era pessima. La situazione preoccupava, ovviamente, non poco le autorità municipali, che cercarono di correre ai ripari invitando le imprese alla ricerca di falde nel sottosuolo. Finalmente, nel 1890, si profilò una soluzione, ad opera di una ditta di Badia Polesine, “Premiata e Privilegiata Officina Meccanica”, il cui titolare, Giuseppe Piana, proponeva di procedere ad un pozzo artesiano in piazza delle Erbe o in altro punto centrale della città.

Il Comune accettò ma la perforazione avvenne nell’odierna piazza Broletto, che, a quei tempi, si chiamava Piazza Dante (ospitava allora la statua di Dante). Immaginate la curiosità e anche la gioia dei mantovani di allora quando finalmente, dopo 50 giorni, attraverso strati di sabbia e ghiaia e argilla, a più di cento metri di profondità, si trovò una buona falda acquifera, di quantità e qualità molto soddisfacenti.

Successivamente furono operate altre perforazioni: in piazza del Mercato (quartiere ‘d’la Fera, oggi piazza dei Mille), in Piazza S. Giovanni, nella piazzetta davanti a S. Barnaba. Nel 1893 i pozzi arrivarono ad essere nove, il decimo fu collocato nell’attuale piazza Francesco. Dai pozzi si diramavano 53 fontanelle, oggi per lo più scomparse o asciutte. Qui, per far acqua, per rinfrescarsi e spesso solo per aggregarsi e chiacchierare, si affollavano  uomini  donne e bambini.

Le cronache dell’epoca registrano anche curiosi incidenti avvenuti vicino alle fontane, oltre che atti di ordinari vandalismi, per cui le fontane stesse dovevano essere costantemente controllate e ripulite.

Il 13 luglio 1897, ad esempio, si ricorda che un ragazzo si appoggiò facendo staccare una pietra della fontana di piazza delle Erbe: il ragazzo cadde, batté la testa e dovette essere ricoverato in ospedale. Curiosamente la cosa che più si sottolinea nella cronaca non è la gravità delle ferite del ragazzo ma il fatto che la pietra staccata dalla bocchetta della fontana era stata, con grande senso civico, accuratamente raccolta e custodita presso il salumiere di piazza delle Erbe.

Il 20 agosto, invece, un altro ragazzo venne visto da una guardia salire sopra una fontana e aggrapparsi alla copertura: ebbene Il ragazzo fu denunciato (storie proprio d’altri tempi)!

La storia dell’acqua a Mantova era certamente arrivata a buon punto con i pozzi e le fontane pubbliche, ma le famiglie mantovane continuavano ad usare anche, e soprattutto, con gravi conseguenze sulla salute, l’acqua dei pozzi comuni.

Era dunque tempo di pensare ad un sistema che portasse l’acqua nelle case in modo diretto. Si dovette arrivare però al 1907 per avviare il progetto dell’acquedotto, che comportò, tra il 1908 e il 1909, lo sconvolgimento della città, a seguito dei lavori per estendere la rete di distribuzione. Lo sviluppo previsto copriva circa 25 chilometri, con una tubazione principale ad anello intorno all’abitato lunga 5 chilometri: da essa derivava una rete di distribuzione che arrivava, finalmente, nelle case.

Oggi l’acqua, che comodamente arriva ad ogni casa. non è più sentita, purtroppo, come prezioso bene comune, al punto che le si presta attenzione solo in eccezionali giornate … prima che ricominci lo spreco.

Grazie e alla prossima mantovana curiosità da Maria Vittoria Grassi

Condividi