Pat Metheny Group “Travels” (1982)

Pat Metheny Group “Travels” (1982)

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Pat Metheny Group
“Travels”, 1982 (Ecm)
Jazz

di Luca Petruzziello

Ho sempre pensato che nel momento in cui si compri un lavoro, o lo si ascolti con tutti i mezzi oggi disponibili, si debba sempra creare una sorta di albero genealogico dello stesso; cioè, se compro un cd, già conosco o voglio conoscere l’artista che lo produce; ma poco o nulla, a meno di anticipazioni di varia natura, conosco degli artisti che suonano, dei produttori ecc.
Questo mio modo di pensare ed agire, nel corso degli anni, mi ha portato a scoprire migliaia di artisti, collaborazioni e curiosità!
La cosa che mi affascinava, e mi affascina, dei vinili a 33 giri era il modo dettagliato di come venissero riportate le notizie su chi e cosa facesse all’interno della produzione; anche nei libretti dei cd audio, ed oggi a volte sui canali multimediali, tali informazioni sono ampiamente leggibili.
Chi ad esempio è a conoscenza che nel primo album da solita, uscito nel 1982, di Lionel Richie(ex leader dei Commodores) canta in coro anche il mitico Jimmy “ Jimbo” Connors, fantastico tennista degli anni ‘70/’80 con rovescio bimane e racchetta in alluminio!
O che uno dei successi dei KISS sia stato composto da Michael Boltom?
Tutte notizie certe!
Per fortuna le fake news stampate sui dischi sono rare.
Ma cosa c’entra tutto ciò con il Pat Metheny Group?
Beh, se avete la pazienza di continuare a leggere vi sarà ben presto chiaro.
Prima di iniziare a parlare della pietra miliare, devo fare una premessa, essendo un fan dell’artista( da cui la band prende il nome), non me ne vogliano i tanti amici sparsi, fan come me, per il mondo per la mia scelta tra le centinaia di produzioni methyniane proposte in quasi mezzo secolo di carriera ufficiale; ma ho sempre pensato che scrivere significhi anche incuriosire e far conoscere la storia di un artista, o di un gruppo, e se ci sarà, quindi, una sola lettrice, o un solo lettore, che non conosce Metheny ed inizerà ad ascoltarlo, tramite la mia piettra miliare mensile, vorrà dire che il mio scopo sarà raggiunto!
La scelta, ad ogni modo, non è casuale; dall’episodio sono trascorsi, oramai, oltre dieci anni; ero ad un concerto di Pat (ad oggi sono oltre cinquanta a cui ho partecipato, ma vi posso garantire che conosco chi mi supera di gran lunga 😉 ) , in quel di Perugia (Umbria Jazz), insieme ai miei amici di sempre ed in compagnia di una  tipica serata estiva; quando accolti dal palco principale del Festival (Arena Santa Giuliana) ci accingevano, insieme agli oltre quattromila presenti ad assistere alla fine della performance (che significa: anche il bis con i suoi trenta minuti e passa è bello che andato!).
Sento una voce, in inglese, che mi chiede se sono un appassionato di quel chitarrista; mi volto e scopro che la mia vicina è newyorkese ma non conosce Metheny!
La seconda domanda è se posso consigliarle qualche lavoro da ascoltare, visto che il concerto gli è piaciuto!
Beh, cosa dire; tiro fuori la penna (mai andare senza ad un concerto! Altrimenti gli autografi come li prendiamo?) ed inizio a scrivere:
American Garage, Bright size life, Still life talking…un attimo; mi fermo; cancello tutto e le dico:
“Dopo, ascolta pure ciò che troverai, ma prima di ogni cosa, ti consiglio di ascoltare…TRAVELS!
E’ il solo disco che possa dirti da dove veniva la sua musica e dove voleva condurla!”

A mio modesto avviso è così; la traccia che apre il doppio album è emblematica:Are you going with me?”
Qui la band si rivela in tutta la sua magia; suoni che fanno fluttuare l’ascoltatore; come se il pifferaio magico lo stesse conducendo, in un viaggio cosmico, avvolto in un vortice di note!
Parte della base ritmica è latinoamericana ( sarebbe meglio dire bossa) stile Lyle/Pat (per chi ha dubbi basta isolare, ed ascoltare, le parti di contrabasso suonate da Steve Rodby e di Dan Gottlieb alla batteria); il tema che si sviluppa in seguito è impreziosito, come in ogni produzione in cui sia stato coautore e/o presente, dal genio di Lyle Mays (purtroppo oggi scomparso), che tra piano e sintetizzatori esalta ed accompagna gli assoli di Metheny, verso atmosfere da cui non si vorrebbe mai uscire!
Nana Vasconselos alle percussioni completa il quadro del supergruppo.
Il brano si sviluppa in una danza morbida e senza tempo, solo le note alte della chitarra ci destano per pochi attimi.
Il finale è un richiamo alla chiusura delle porte, chi non si è incamminato non può più entrare!
Ora, se ci stiamo chiedendo ancora come mai all’inzio ho parlato di albero genealogico di un album, ci basti pensare che senza la musica del P.M.G., non avremmo scoperto la magia percussiva di Vasconselos, l’anima latina, in voce e strumenti, di Pedro Aznar; la grinta bassistica di Richard Bona; ed ancora: Mark Egan, Danny Gottlieb, Dave Blamires, Mark Ledford, Armando Marcal, Antonio Sanchez…giusto per citarne alcuni!
Ma soprattutto non avremmo scoperto le loro carriere solistiche; per molti di loro di gran successo!
E tutto ciò solo seguendo una piccola parte del P.M.G; se poi allarghiamo il raggio di azione ed iniziamo a seguire le carriere solistiche, pur omettendo quella dello stesso Metheny, non abbiamo che da scegliere tra le migliaia di artisti che andremo a scoprire.

I brani, che incroceremo dopo la traccia di apertura, sono:
Farmer’s Trust: meravigliosa ballad che i più attempati, ahimè come il sottoscritto, ricorderanno parte della colonna sonora del film Fandango, che fece conoscere al grande pubblico un certo Kevin Kostner!
Travels:  brano folk stile  “The water is wide” ( che consiglio di ascoltare nella versione strumentale di Bob Berg e quella cantata da James Taylor).
Qui Pat ci mostra il lato intimodei suoi ricordi probabilmente!
San Lorenzo: tratto dall’album di esordio Pat Metheny Group(1978); qui le atmosfere sono tipiche della fusion del tempo.
L’esecuzione pianistica di Lyle Mays, ci conduce per mano per tutto il decennio musicale precedente e non, l’accenno ai ritmi latinoamericani è sempre dietro l’angolo ad esempio!
Ancora una volta il brano viene esaltato dalla fase ritmica del duo Rodby/Gottlieb; gli assist con cui poi Mays lascia spazio a Metheny, nelle variazioni di intensità creativa e che innestano un dialogo sempre più intenso, sono a dir poco magistrali.
Song for Bilbao: che sarà ripresa da Michael Brecker nel 1996, con la partecipazione dello stesso Metheny!
Phase dance: “Brasil” a tutta birra; qui gli assoli di Pat e Lyle raggiungono vette di assoluta eccellenza, metre la trama del brano si sviluppa in modo veloce e piacevole; le variazione di volume ed intensità sono continui colpi di buona musica anche per un neofita!
The fields, the sky: inedito e registrazione unica in travels.
Goin’ Ahead/ As falls Wichita, So Falls Wichita Falls: Metheny introduce ciò che sarà. Situazione tipica di tutti i suoi concerti, dove un solo intro che riprende uno dei suoi brani, ci accompanga dolcemente verso il brano principale da ascoltare.
Ed ancora…Goodbye, Extradition e Straight on red!
L’uscita di scena di Lyle Mays, che lascerà il gruppo per avere più tempo da dedicare alla sua musica dopo una vita in tour, chiude di fatto un meraviglioso capitolo della storia musicale alle soglie del ventunesimo secolo.
Oggi, infatti, ci si interroga cosa sia il percorso della band (trasformata innumerevoli volte da Metheny in situazioni più o meno analoghe); tra inguaribili nostalgici, difensori irriducibili e liberi pensatori!
Unica cosa che mi sento di dire, ma non avrò mai la coferma, che Lyle per seguire il percorso musicale in sodalizio abbia prodotto molto di meno di ciò che avrebbe potuto regalarci (non dimentichiamo che Mays è a tutti gli effetti cofondatore del Pat Metheny Group); per il resto il mio pensiero è molto semplice!
Lyle e Pat erano due facce della stessa medaglia.
Per dirla alla Forrest Gump:”Come pane e burro!”.
Inutile perdere tempo a cercare di comprendere un sodalizio come pochi; capolavoro ed irripetibile.
Godiamo finchè si può delle loro creazioni musicali, che potrebbero ispirare qualiasi artista di altro campo…se fossi capace a dipingere, o scolpire, forse produrrei migliaia di opere con la loro musica 😀
Infine, vi sarà anche un seguito a Travels: “The road to you” (registrato nel 1992 ed uscito l’anno seguente), in cui compare la superba presenza di Pedro Aznar come voce e polistrumentista e Armando Marcal alle pecussioni, per raccontarci un’altra parte della storia della band!
Lavoro interamente registrato in Europa e dove, indegnamente, ho fatto parte, insieme ai miei compagni di avventura ed alle migliaia di spettatori, del coro di apertura presente nalla prima traccia del cd!
Ma questa è un’altra storia…

Buona musica a tutti!

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