Soft Machine “Third” (1970)

Soft Machine “Third” (1970)

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Soft Machine
“Third”, 1970 (Cbs)
Canterbury

di Silvio Loi (E Street Records)

Con questo disco i Soft Machine raggiungono l’apice della loro carriera inventandosi un suono che evoca lo spirito jazz di Jon Coltrane, la psichedelia di Syd Barrett e il minimalismo di Terry Ryley.
Le prime tre facciate di Third indicano la direzione che il gruppo seguirà negli anni a venire, e cioè quel jazz rock che poi sarà fonte di ispirazione per parecchi gruppi (i favolosi Nucleus in primis), Out bloody rageus, Facelift ,Slightly all the time  rappresentano il tentativo pienamete riuscito di fondere la sperimentazione jazz con il rock più avanguardistico regalandoci un’ora circa di meraviglie sonore.
L’ultima facciata è occupata invece dall’unico brano cantato e cioè quella Moon in June opera di Robert Wyatt  meraviglioso affresco sonoro dove la sua voce  ci porta in territori fino ad allora inesplorati dove la psichedelia vince su tutto il resto.
E’ un disco che spesso mi permetto di proporre ai miei clienti più giovani e spesso ho avuto da loro la soddisfazione di essere ringraziato per avergli fatto scoprire tale meraviglia, alcuni hanno poi completato la loro collezione di album con gli altri lavori dei Soft Machine, quelli che precedono Third molto più simili a un incrocio tra i primi Pink Floyd e i Beatles di Please please me, quelli che lo seguono invece tentano di riprendere il discorso iniziato nelle prime tre facciate dell’album, con buoni risultati nei primi lavori e poi con una lenta discesa qualitativa nelle ultime opere.
Third è un disco che proprio per la sua varietà di stili musicali oltre che per la sua indiscussa bellezza, ogni appassionato di musica dovrebbe avere nella propria discoteca.

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