Patty Pravo “Concerto per Patty” (1969)

Patty Pravo “Concerto per Patty” (1969)

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Patti Pravo
“Concerto per Patty”, 1969 (Rca)
pop/italia

di Paolo Pisi

“Concerto per Patty” non è onestamente il disco più bello di Patty Pravo, immarcescibile protagonista della scena musicale italiana, con 28 dischi in studio e 10 partecipazioni a Sanremo, attraversando e dettando spesso mode, tendenze e stili musicali in cinquantasei anni di attività.
Ad esempio molto più rimarchevole, a modesto parere di chi scrive, è la cosiddetta “trilogia Philips”, tra il 1971 e il 1972, con cui abbandonerà la strada del successo facile -che fino ad allora l’aveva sempre premiata nelle classifiche di vendita- per sperimentare in autonomie nuove strade o semplicemente per interpretare brani d’autore da lei stessa scelti, oltre le logiche commerciali.
Perché scegliere allora quest’album, perché farne una “pietra miliare”?
“Concerto per Patty” in fondo una “pietra miliare” lo è davvero, perché per la prima volta in Italia si assiste alla creazione di un brano che andrà ad occupare un’intera facciata di un disco: il brano eponimo, infatti, può a buon motivo essere considerato una sorta di esperimento, anticipatorio delle suite “prog”, all’epoca solo movimento in embrione, ma che andrà a caratterizzare di lì a poco l’intero panorama musicale italiano d’autore.
Accennando appena alla facciata “B” del disco, riservata ai singoli di successo (“Il paradiso”, “Tripoli ‘69” e “Un’ora fa”), cover non banali (“End of the world” degli Aphrodite’s Child e “First of May” dei Bee Gees) e una interessante versione strumentale di “With a little help from my friends” con Patty al pianoforte, spostiamo l’attenzione sulla suite “Concerto per Patty”, unica traccia del lato “A”.
La lunghezza del brano è di poco più di 12 minuti e si compone di più “movimenti” con l’orchestra -di 90 elementi!- a farla da padrona, a volte soffusa, a volte possente. La musica è di Bruno Zambrini e il testo di Gianni Meccia ma è il Maestro Franco Pisano ad arrangiare e dirigere l’orchestra fino a farne “concerto” e su questa base orchestrale Patty racconta una storia.
Una storia circolare, con flussi di coscienza joyciani quasi, che si dipana come eterno confronto introspettivo tra passato, presente e futuro tanto che se l’intro recita “cosa darei per ritrovare le cose del passato”, l’analisi e lo sviluppo dei ricordi e delle speranze future porta a concludere “cosa darei per cancellare le cose del passato”.
“Concerto per Patty” rimarrà un esperimento unico nel panorama musicale italiano “leggero” ma  merita assolutamente un ascolto.

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Nato a Mantova nel 1964. Medico legale, bioeticista e docente universitario, lavora all’ASST di Mantova; è Consigliere dell’Ordine dei Medici di Mantova.