UNDER PRESSURE

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Intervista realizzata da Elisa, Matilde e Margherita

Nonostante gli ecosistemi delle acque interne siano di rilevanza prioritaria per la conservazione della biodiversità, questi sistemi ancor più di altri, subiscono ingenti pressioni antropiche.

Le minacce provengono ad esempio dalla modifica dei regimi idrici, dalla prorompente urbanizzazione, dall’inserimento di specie aliene invasive e dalla modificazione del corso dei fiumi al fine di ricavarne energia. Gli studi di questi equilibri e del loro conseguente danneggiamento sono poco incentivati e finanziati, ma Marco Bartoli in questa conferenza decide di parlarne.

Si tratta di una scelta in linea con la carriera del docente di Ecologia presso il Dipartimento di Scienze dell’Università di Parma, il professor Bartoli infatti si occupa di insegnamento riguardo alla gestione delle risorse idriche, relazioni tra biodiversità e funzionamento degli ecosistemi e alla bioindicazione. Nel corso della conferenza vengono trattate possibili risposte e rischi, associati ai cambiamenti in atto, alternative alle pratiche attuali e soluzioni che pongono come loro priorità l’equilibrio dei sistemi.

Dottor Bartoli, a volte si tende a sollevarsi dalla responsabilità del cambiamento climatico e dell’inquinamento perché ci si sente impotenti e attoniti davanti a tutto ciò che sta accadendo al giorno d’oggi, c’è, oltre a tutte le alternative alle pratiche attuali, un comportamento da seguire che si sente di suggerire a ogni singolo, qualcosa che ciascuno di noi nella sua quotidianità può fare e che davvero possa avere un impatto?

Certo. Credo che delle piccole azioni fatte da tante persone portino dei cambiamenti di grande rilevanza però siamo un po’ inerti nel senso che facciamo fatica a cambiare il nostro stile di vita. Quello che è dimostrato un po’ dappertutto nel mondo è che quando raggiungi un certo tenore di vita fai fatica a cambiarlo, anche se ti rendi conto che è insostenibile. La difficoltà
è quella.

Ampliando invece il consiglio ad organi istituzionali, quali potrebbero essere i comuni, ci sono delle misure che secondo Lei potrebbero essere adottate da questi ultimi per sensibilizzare i propri cittadini riguardo al loro territorio? Il mantovano esempio è un luogo fortemente influenzato dalla realtà degli ecosistemi delle acque interne.

Anche qui rispondo assolutamente di sì. Ci sono degli esempi di comuni virtuosi che riescono a trovare le strade per stimolare i cittadini in varie direzioni. Non tutti perché come ho detto prima si fa fatica ma bisogna fare un po’ di fatica per cambiare le cose. Quello che è leggermente cambiato rispetto al passato è l’attaccamento al territorio, il riappropriarsi del posto in cui si vive. Riuscire a fare leva su questo risolverebbe tantissimi problemi perché la gente naturalmente vuole
vivere in un posto sano.

Cosa, secondo Lei, ha fatto sì che gli studi dei sistemi delle acque interne venissero messi in secondo piano rispetto ad altri?

Fondamentalmente è stato l’approccio opportunista che ha dominato: quando si ha una risorsa si tende naturalmente ad utilizzarla senza rendersi conto che è una risorsa finita. Quindi le
acque interne sono sempre state utilizzate dall’uomo in maniera univoca come qualcosa da sfruttare e non da mantenere e adesso è il momento di cambiare il paradigma.

[Valentina Vitali]

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