Elliott Murphy “Night Lights” (1975)

Elliott Murphy “Night Lights” (1975)

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Elliott Murphy
“Night lights”, 1975 (RCA Victor)
Jazz Funk, Jazz Fusion

di Silvio Loi (E Street Records)

Se c’è un personaggio autentico e coerente nel momdo del rock questi è Elliott Murphy.
Nato nello stesso anno di Bruce Springsteen a lui è stato accostato più volte per lo stile nella sceittura e per l’impegno che profonde sul palco.Come Springsteen esordisce nel 1973, pubblicando Aquashow per la Polydor, i successivi 2 album escono per la RCA e il quarto per la Columbia, ma la sua onestà intellettuale gli impone di abbandonare le major e le cospicue rntrate che queste gli possono garantire.
Il quinto album è autoprodotto e lui stesso aiutato dal fratello si incarica di rifornire i negozi di New York con una distribuzione porta a porta in ciclomotore. Alla fine trova in Francia chi gli permette di registrare senza condizionamenti e imposizioni di sorta e qui vi si trasferisce e vi risiede tuttora, pubblicando per l’etichetta locale Courtisane.
L’album che collocherei tra le pietre miliari(potendo ahimè sceglierne uno solo) e Night Lights del 1976.Disco dove riesce a coniughare nel migliore dei modi la sua vena cantautoriale con il suo spirito da rocker. Canzoni come Diamonds by the lights o Lady Stiletto(dedicata a Patty Smith) ci mostrano un’artista già maturo e pronto per il grande pubblico.
Ci sono ospiti del calibro di Billy Joel, Michael Brecker, Doug Yule ex membro dei Velvet Underground e Jerry Harrison che di lì a poco formerà i Talkin Heads con David Byrne.
L’album è prodotto da Bruce Katz ex Blues Project e godrà dei favori della critica e di un discreto successo commerciale.Poi come detto dopo altri 2 ottimi lavori il trasferimento in Francia dove troverà un discreto successo di critica ma uno scarso riscontro di vendite.
Io ho avuto la fortuna di vederlo dal vivo numerose volte sia da solo che accompagnato dalla sua and e ho sempre assistito a degli ottime performances. L’ho visto esibirsi davanti a poche decine di persone con lo stesso impegno che avrebbe messo in uno stadio di Wembley tutto esaurito. L’ho anche visto scendere a suonare in mezzo al pubblico con la sola chitarra acustica e l’armonica perchè gli avevano tolto la corrente perchè per accontentare un pubblico mai sazio aveva prolungato a dismisura la durata del concerto.
Non è una canzone autobiografica ma la sua “Last of the rock stars” si adatta benissimo al personaggio.

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