Maxophone “Maxophone” (1975)

Maxophone “Maxophone” (1975)

Condividi

Maxophone
“Maxophone”, 1975 (LP Produttori Associati)
Rock progressivo

di Paolo Casisa

Questo è decisamente un album unico nel panorama del Progressive Rock italiano degli anni ’70.
I Maxophone si formarono nel 1973, su iniziativa di sei ottimi musicisti che si conobbero frequentando il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, quindi con una preparazione espressiva e tecnica davvero notevole da polistrumentisti: Alberto Ravasini, Roberto Giuliani, Sergio Lattuada, Maurizio Bianchini, Leonardo Schiavone e Sandro Lorenzetti. In sei suonavano almeno una trentina di strumenti diversi, quattro di loro erano anche ottimi cantanti.
Dopo alcuni anni di esibizioni dal vivo, nel 1975 il gruppo incise il 45 coi brani C’è un paese al mondo e Al mancato compleanno di una farfalla. Verso la fine dello stesso anno uscì il loro album omonimo, prodotto da Alessandro Colombini, noto all’epoca per aver contribuito al grande successo ottenuto dal Banco del Mutuo Soccorso, da Edoardo Bennato e da tanti altri.
La gestazione di questo disco fu davvero particolare, una vera e propria odissea: per ben due anni i sei amici si incontrarono di sera in sala prove, suonando e componendo fino all’una di notte… e la mattina dopo alle otto erano di nuovo lì! Furono ventiquattro mesi in cui cesellarono a puntino i sei brani contenuti nell’album. Tutto questo lavoro minuzioso di preparazione confluì nel 1975 in tantissimi spostamenti nello studio di registrazione situato dall’altra parte della città: i minuziosi arrangiamenti strumentali e vocali furono incisi e mixati per ben cinque mesi di fila! Il risultato ottenuto è un album straordinario, pieno di talento compositivo e di tanti suoni diversi che si amalgamano alla perfezione.
Alcune delle sonorità sorprendenti di questo disco provengono dal corno di Maurizio Bianchini, lo strumento signore della musica dei Maxophone, ottone lucido e imponente che viene fuori in tutta la sua potenza tra le note dell’album; ma anche dal suo vibrafono che è protagonista del brano Mercanti di pazzia. La musica dei Maxophone è una straordinaria fusione di elementi d Musica Classica, Jazz, Pop e Rock. I testi delle loro canzoni sono semplici e comprensibili, tema conduttore è la libertà. Rara cosa del Prog italiano, gli impasti vocali sono davvero belli e suggestivi.
Parlando delle loro canzoni, i Maxophone all’epoca affermarono: “Se è vero che siamo un gruppo dell’ultima generazione, non c’era bisogno di trasformare il nostro impegno politico in tanti manifesti dottrinali. La musica, quella che si canta, ha delle sue esigenze… quasi poetiche”.
Appena uscito il disco, i Maxophone ebbero l’occasione di aprire i concerti degli Area e di Eugenio Finardi, parteciparono alla special televisivo Rai “Un’ora per voi” e furono invitati alla decima edizione del Montreux Jazz Festival.
Ogni brano di questo disco è un piccolo capolavoro. Quello dei Maxophone è un Progressive Rock di altissimo livello in cui ai suoni elettrici tipici di questo genere si uniscono quelli sorprendenti di arpa, contrabbasso, vibrafono, clarinetto, corno, tromba, flauto traverso, violino, violoncello e sax. Uno stupendo biglietto da visita è il brano che apre il disco: C’è un paese al mondo.
Purtroppo i Maxophone dovettero fermarsi a questo primo stupendo disco poiché il Progressive Rock italiano, ma anche in tutta Europa, subì un rapido e deciso declino con l’avvento del Punk e della Disco Music. Se non lo avete mai sentito, perdete certamente qualcosa di straordinario!

Condividi