A COSA PENSA UN NEONATO? ANNA TRUZZI A MANTOVASCIENZA

A COSA PENSA UN NEONATO? ANNA TRUZZI A MANTOVASCIENZA

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Cosa sappiamo fare quando nasciamo? Come distinguiamo gli oggetti dagli esseri umani? Per quanto possa apparire inverosimile, il cervello fin dai primi secondi di vita ha le stesse capacità di una mente adulta. Nonostante questo, è estremamente difficile capire cosa stia succedendo nella mente di un bambino, soprattutto quando ancora si deve adattare all’ambiente circostante; proprio per questo gli scienziati hanno trovato modi ingegnosi per porre queste domande ai più piccoli, trovando risposte sorprendenti. Il cervello malleabile dei bambini permette loro di imparare con un notevole dinamismo rispetto a quanto succede negli adulti. Durante l’incontro si parlerà delle qualità che si sviluppano sin dai primi momenti dell’infanzia e che quindi ci permettono di capire come funziona il nostro cervello da esseri umani.

Anna Truzzi, ricercatrice post-doc in neuroscienze dello sviluppo presso il Trinity College di Dublino, sarà la moderatrice di questo seminario. La sua ricerca si concentra sulla combinazione di tecniche di visualizzazione della struttura del cervello al fine di comprendere la mente infantile. È appassionata di comunicazione della scienza, membro attivo di Scientificast, associazione per la quale scrive articoli e partecipa a podcast sul tema neuroscienze e psicologia; appartiene inoltre a Women in Research Ireland, associazione che discute di soluzioni per i problemi che riguardano i gruppi sottorappresentati nella ricerca.

Può descriverci un po’ questi “metodi ingegnosi” che sono stati utilizzati per comunicare con gli infanti e tramutare le loro reazioni non verbali in dati utilizzabili?

Ovviamente non si può chiedere ai bambini a cosa pensano quindi occorre sfruttare dei comportamenti riflessi innati i quali, non potendo essere modificati, rendono necessario modificare l’ambiente circostante per fare in modo che sia l’ambiente stesso a fare la domanda a cui il bambino possa dare una risposta usando i riflessi innati.

Com’è strutturato il cervello di un neonato? Sono già presenti e ben distinte le varie aree in cui è suddiviso un cervello ben sviluppato o ve ne sono altre con diverse mansioni?

Le parti del cervello sono le stesse, i cervelli sono tutti molto simili tra di loro e le parti sono tutte presenti già durante la ventiseiesima settimana di gravidanza; per quanto riguarda invece le
funzionalità, si sta ancora studiando. Non è facile infatti misurare l’attività del cervello nei neonati. Abbiamo a disposizione due tecniche: l’elettroencefalogramma (in uso da molto tempo), che però non è molto preciso a livello spaziale, e la m-ires e la fm-ires, due tecniche di cui non parleremo stasera e che sono molto più precise a livello spaziale ma meno a livello temporale. Queste tecniche sono nuove e quindi si è iniziato a d utilizzarle solo di recente perciò si sta ancora cercando di capire; sembra che alcune cose siano simili agli adulti anche in funzionalità, alcune cose un po’ diverse.

Queste vostre ricerche potranno avere o hanno già avuto un riscontro a livello pratico nell’ambito delle scienze pedagogiche, magari con la teorizzazione di nuovi metodi d’apprendimento per i bambini?

Assolutamente sì. È molto importante soprattutto perché, come si diceva prima, alcuni approcci sono molto simili a quelli degli adulti mentre altre interpretazioni del mondo sono diverse ed è essenziale riuscire a capire che cosa è simile e che cosa è diverso per poter prendere la prospettiva dei neonati e poterli quindi accompagnare meglio nel loro percorso di sviluppo perché se noi sappiamo che cosa percepiscono, che cosa possono aspettarsi, che cosa riescono già a capire e che cosa invece devono sviluppare durante l’apprendimento come rappresentazione del mondo, allora è più facile accompagnarli e informare genitori, educatori e dottori sul loro sviluppo, su come meglio sostenerli soprattutto in caso di sviluppo atipico.

[Alessia E Cecilia]

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