COSA CERCHIAMO AL POLO SUD? LA RISPOSTA DI ANDREA BETTINI A MANTOVASCIENZA

COSA CERCHIAMO AL POLO SUD? LA RISPOSTA DI ANDREA BETTINI A MANTOVASCIENZA

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Perché scegliere di fare ricerca proprio in una delle parti più inospitali della Terra? Rimanere anche solo per qualche mese in Antartide, dove le temperature possono raggiungere i -80 °C e il vento i 300 km/h, costringe a cambiare il proprio stile di vita e a dimenticarsi anche di piccole e semplici azioni che alle altre latitudini fanno invece parte della routine quotidiana. Eppure è proprio in quest’area del nostro pianeta che si può studiare al meglio il cosmo e alcuni scienziati, con tenacia e coraggio, sono pronti a condurre queste indagini scientifiche. Tra questi la dott.ssa Sofia Fatigoni, giovanissima astrofisica di Perugia impegnata attualmente in un post-doc presso il California Institute of Technology, che sta partecipando all’ambiziosissimo progetto BICEP Array Telescope la cui finalità è costruire un telescopio che permetterà di comprendere cosa è successo nei primi momenti dopo il Big Bang. A portare la propria esperienza di inviato in queste zone polari in veste di giornalista scientifico sarà Andrea Bettini, che da anni lavora come divulgatore per la Rai e con “In Antartide” ha vinto il premio per il miglior podcast dedicato all’ambiente agli Italian Podcast Awards 2023. Tornare quindi ad una natura potente e delicata come quella antartica, oggi purtroppo danneggiata dall’uomo, ci offre la possibilità di comprendere l’origine del nostro pianeta e in fondo anche di noi stessi.

Cosa si prova a vivere in un ambiente cosi difficile e inospitale?

L’Antartide è veramente un luogo difficile e inospitale. Io ho avuto la fortuna di trascorrere due settimane nelle basi dove vengono condotte le ricerche da parte degli scienziati italiani (base Zucchelli sulla costa del Mare di Ross e base Concordia) e devo dire che è stato sicuramente molto emozionante e sfidante. Abbiamo raggiunto temperature di -50 °C anche se era tarda primavera. E’ un ambiente difficile ma anche di una grande bellezza quindi è stata un’esperienza unica.

La difficile comunicazione, che sia a scopo lavorativo o personale, con il resto del pianeta e conseguente senso di isolamento rappresenta un ostacolo quotidiano o al contrario una nuova e stimolante opportunità di crescita?

L’Antartide è sicuramente il luogo più remoto del pianeta però comunicare dalle basi oggi è un pò più semplice rispetto a qualche anno fa. Noi avevamo la possibilità, ad esempio, di utilizzare messaggi testuali di whatsapp continuamente quando eravamo all’interno della base quindi un pò di contatto con l’Italia si riesce ad avere. Inoltre, con un pò di organizzazione, si riescono anche a fare videochiamate Skype. Ciononostante si sente sicuramente la lontananza dai propri cari, però la tecnologia aiuta e aiuterà sempre di più.

In che senso il telescopio attualmente in fase di progettazione permetterà di scoprire cos’è successo nei primi istanti dopo il Big Bang? Quali dati fornirà?

Questo è un progetto che sta seguendo Sofia Fatigoni al polo sud; è sicuramente avanzato e sfidante da un punto di vista tecnologico (stanno inventando proprio le tecnologie per riuscire a portarlo avanti). L’obiettivo è identificare le tracce lasciate da quello che è accaduto nelle primissime fasi di vita dell’Universo. Riuscire a trovarle permetterebbe di dimostrare che le teorie sulla formazione dell’Universo sono effettivamente corrette.

[Valentina Palma]

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