Storia di un principe con le orecchie mobili

Storia di un principe con le orecchie mobili

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Le piccole storie di Maria Vittoria Grassi

C’era una volta, tanto per cambiare, un principe molto speciale iI cui nome era Eustachio XVI. Il perché del nome è presto detto: discendeva da una stirpe illustre di ricchi sovrani, dotati tutti di una caratteristica insolita: le loro orecchie erano come “snodate” e un po’ ribelli, non restavano cioè attaccate alla testa, come sarebbe normale, ma si muovevano e penzolavano di qua e di là, seguendo i movimenti del capo. E siccome l’orecchio umano ha all’interno un canale detto “Tromba di Eustachio”, il capostipite di quella stirpe era stato chiamato, appunto, Eustachio, nome che faceva pensare a qualcosa di potente e glorioso.

Il nostro principe Eustachio però non era per niente contento della sua caratteristica: a volte, mentre dormiva, un orecchio si spostava e si impigliava nelle tende del baldacchino, oppure, quando era a tavola, doveva fare attenzione che, muovendosi, un orecchio non gli finisse nella minestra e quando corteggiava una ragazza capitava che, proprio nei momenti più romantici, l’orecchio di turno gli scivolasse sul collo con fastidiosi risultati. Insomma: una costante rottura a cui decise di porre rimedio. “Non mi importa dei gloriosi antenati! – protestava con i suoi genitori – è il momento di risolvere questa stranezza una volta per tutte!”. Sua madre Teodolinda, detta Linda, che si ricordava l’imbarazzo provato le numerose volte che le orecchie del marito erano ciondolate di qua e di là nei momenti meno opportuni, gli dava ragione e infine si persuase anche il re, Eustachio XV, a cui, per la verità, girare con le orecchie fissate con lo scotch aveva sempre dato fastidio. Fu convocato dunque un famoso chirurgo estetico del paese, un vero mago, un certo Epicuro, che aveva fama di risolvere i problemi più oscuri. Epicuro arrivò, guardò con disprezzo le orecchie di padre e figlio, scosse la testa e disse:“Un banale caso di orecchie svitate: basta qualche giro di pinza! Per il padre, che è troppo vecchio, non posso fare niente ma per il figlio ci vorrà un attimo!” Detto fatto estrasse dal suo sacco un’enorme tenaglia, avvicinandosi al giovane Eustachio che, atterrito, si rifugiò dietro Teodolinda: “almeno voglio l’anestesia – supplicò – se mi deve riavvitare le orecchie preferisco non sentire nulla”! Epicuro lo guardò scandalizzato: scuotendo la testa: ”Non ci sono più i principi coraggiosi di una volta: ricordo un certo Riccardo Cuor di Leone a cui ho riattaccato una gamba in un’ora senza che battesse ciglio…!”. “Sì, sì, va bene – tagliò corto il re, che amava i proverbi – meglio un vigliacco oggi che un disperato domani!” “Allora procedo – borbottò seccato Epicuro, impugnando una grossa siringa- ma vi avverto: con l’anestesia non ho mai riavvitato nessuno … non vorrei che …”. Il re alzò minacciosamente una pesante mazza che convinse immediatamente il mago. per cui Eustachio fu addormentato e lasciato solo con Epicuro. Questi, mezz’ora dopo, uscì dalla stanza e con fare sbrigativo, rassicurò che tutto era andato bene e che le orecchie eran belle salde anche se… “Anche se?” chiesero allarmati i genitori … ma Epicuro non rispose, raccolse il suo sacco e se ne volò via.

A quel punto Eustachio uscì tutto sorridente toccandosi le due orecchie, ben fissate attorno alla testa, e chiese uno specchio … Sembrava tutto a posto finché risultò chiaro a tutti che c’era un piccolo problema <finiti i festeggiamenti Eustachio continuava ad avere uno strano ed eterno sorriso: infatti le orecchie erano al loro posto ma la bocca di Eustachio (in concomitanza con l’avvitamento), girava sempre all’insù, come stiracchiata dalle orecchie, fissata in un costante sorriso. “Tutti disperati!”, penserete voi.  Niente affatto. Il principe Eustachio XVI, noto come “Il principe sorridente” rese felici tutti i suoi sudditi e regnò a lungo, sempre con gentilezza e con il sorriso sulle labbra. E nessuno si accorse mai che questo suo sorriso era, come dire, stampato, e, a guardarlo bene, non proprio naturale. Comunque, come dimostra questa storia, essere sorridenti non fa mai male a nessuno!

Un caro saluto e alla prossima! da Vittoria

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