Il Volo “Il Volo” (1974)

Il Volo “Il Volo” (1974)

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Il Volo
“Il Volo”, 1974 (Numero uno)
Rock progressivo

di Paolo Casisa

Cari amici che ascoltate la fantastica Radiobase di cui sono felice di essere collaboratore-selezionatore, oggi voglio parlarvi del supergruppo italiano denominato Il Volo che si formò nel 1974 per preciso desiderio della casa discografica Numero Uno di Lucio Battisti e Mogol. Iniziamo con un utile e doveroso retroscena…
Nel 1969, all’interno della casa discografica Numero Uno, nacque il gruppo Formula 3 col preciso intento di accompagnare i concerti di Lucio Battisti, il quale scrisse appositamente numerosi brani in cui esternava una sua propensione per la musica Rock (Questo Folle Sentimento, Eppur Mi Son Scordato Di Te, Sole Giallo Sole Nero, La Folle Corsa, Io Ritorno Solo). Il virtuoso sodalizio durò qualche anno, poi Mogol e la Numero Uno decisero di riconfigurare la situazione formando Il Volo, i cui sei componenti provenivano da varie note formazioni: il chitarrista Alberto Radius e il tastierista Gabriele Lorenzi dalla Formula 3, il batterista Gianni dall’Aglio dai Ribelli, Il bassista Bob Callero dagli Osage Tribe e Duello Madre, il chitarrista e cantante Mario Lavezzi dai Camaleonti e Flora Fauna e Cemento, il pianista Vince Tempera era già collaboratore di Francesco Guccini. Nacque così l’Album “Il Volo” in cui tutti i testi furono scritti da Mogol. Il chitarrista e cantante Alberto Radius scrisse la musica di quattro degli otto brani contenuti nel disco.
Mario Lavezzi scrisse la musica del brano introduttivo Come Una Zanzara e la sua voce inconfondibile è protagonista del brano Il Canto Della Preistoria, da tutti ricordata come Molecole, davvero una bella canzone dove si può sentire un esempio di struttura compositiva che all’epoca gravitava nell’universo sonoro del formidabile sodalizio Battisti-Mogol, grazie a ottimi musicisti che davano una loro precisa impronta stilistica. Il Volo non aveva propriamente una impostazione rivolta al Progressive Rock, anche se questo disco è molto apprezzato dagli estimatori e dai collezionisti di questo genere musicale. Infatti il loro intento era quello di smarcarsi dalle influenze dei gruppi Prog inglesi per creare qualcosa di personale, completamente privo di influssi esteri, avvalendosi dell’immenso patrimonio culturale e musicale italiano per creare una buona musica, fondendo le diverse influenze dei sei musicisti coinvolti. Quindi da una parte c’è l’anima chitarristica decisamente Rock di Alberto Radius che si amalgama con quella classica di Gabriele Lorenzi, autore di tappeti di Eminent e ricercatore di soluzioni armoniche; dall’altra c’è l’attitudine jazzistica piena di estro e brio del Fender Piano di Vince Tempera che si integra con la grande esperienza Pop di Mario Lavezzi che ha curato in massima parte tutte le melodie del canto.
I testi di Mogol raccontano dell’evoluzione dell’uomo, esteriormente come civilizzazione progressiva, interiormente invece come graduale presa di coscienza di sé stesso, con conseguente rifiuto della condizione attuale di schiavitù nei confronti della società e relativa ricerca di un nuovo orizzonte, allontanando il torpore che spesso sembra ghermire l’uomo. Sull’argomento calza a pennello il brano Sonno la cui musica è del batterista Gianni Dall’Aglio, uno dei brani più belli dell’Album.
Nell’aprile del 1974 Gabriele Lorenzi e Alberto Radius fecero questa dichiarazione a Giorgio Rivieccio di Ciao 2001:

  • Perché si dovrebbe ignorare il bagaglio culturale, classico e popolare che ognuno di noi si porta dietro, disprezzarlo a favore di un’imitazione del mondo inglese?

Senza negare l’importantissimo contributo degli americani e degli stessi inglesi nella tecnica strumentale, sarebbe ora di far conoscere anche quello che siamo capaci di fare noi italiani, imporre un discorso personale che potrebbe essere accettato benissimo. Se Santana non riecheggiasse nei suoi brani lo spirito del mondo latino-americano, sarebbe uno dei tanti chitarristi-imitatori, ma la sua forza è proprio quella di rendere universali con la sua arte quelle matrici folkloristiche del suo paese. E questo comporta una rivalutazione del canto e della melodia. Da Rossini alla musica napoletana, la melodia è stata sempre un punto fermo nella evoluzione musicale italiana e una sua importantissima caratteristica.

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