Storia di un re stravagante

Storia di un re stravagante

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Le piccole storie di Maia Vittoria Grassi

C’era una volta un re stravagante. Suo padre, che era un appassionato di storia greca l’aveva chiamato Menelao, con il consenso della moglie, che, appassionata invece solo di gatti domestici, l’aveva ritenuto un appropriato nome felino. Comunque la difficile storia di Menelao non riguarda il suo nome ma un suo strano comportamento nel rispondere alle domande.

La cosa risultò evidente già quando era bambino e i suoi genitori non lo ritennero all’inizio un fatto preoccupante, ma quando crebbe e addirittura divenne re la cosa cominciò a essere imbarazzante. Se il maggiordomo gli chiedeva: “Cosa desidera maestà?” Menelao rispondeva: “le primule sono fiorite” e se la cuoca li chiedeva che cosa volesse per cena lui rispondeva che gli prudeva il piede sinistro. Le situazioni si facevano più gravi quando riceveva ospiti. “Grazie dell’invito, altezza!” diceva la contessina Eustorgia al ricevimento: “Le anatre sono sempre grigie” rispondeva lui allegramente. Col tempo la gente si abituò a queste stranezze, anche perché Menelao era un tipo simpatico e alla buona, che passava il suo tempo a leggere per conto suo o a fare lunghe passeggiate per la campagna. Un giorno, proprio durante una delle sue passeggiate all’aperto, incontrò una bella ragazza bionda che tornava alla sua fattoria con una sporta piena di pere. “Le scarpe mi piacciono a punta!”, disse la ragazza, offrendogli una pera. “Il gatto della cuoca si chiama Astolfo” rispose lui sorridendo e addentando la pera. Quindi i due si separarono, ognuno per la propria strada. Da allora però Menelao cominciò a percorrere sempre lo stesso sentiero ogni giorno e ogni giorno, alla stessa ora, incontrava la ragazza con la spesa, che non lo salutava mai ma gli offriva sempre qualcosa: un gambo di sedano, un pezzo di focaccia, un pomodoro… E lui ogni volta accettava volentieri, aggiungendo con eleganza frasi piuttosto curiose:” “Ieri il maggiordomo si è rotto un dente!” oppure “Domenica è sempre domenica!”. La ragazza sorrideva e rispondeva:” La minestra non deve bollire troppo!” oppure  “Federico Barbarossa era calvo”.

Insomma il duetto andò avanti per un bel po’ finché un giorno Menelao, quando la ragazza gli offrì un vasetto di miele dicendo semplicemente “Boh!”, la prese per mano e gridò felice “Chi non risica non rosica” e se la portò a corte. Ovviamente i due si sposarono con gran soddisfazione dei rispettivi familiari e amici, che finalmente non dovevano più preoccuparsi delle loro stravaganze. L’ultimo problema, per quelle nozze un po’ fuori norma (anche se poi i due sposi vissero felici e contenti) fu al momento del sì, quando il prete fece la consueta domanda: “Volete voi prendere come sposa ecc. ecc..?”. Menelao rispose” Che bel sole c’è oggi!” e la ragazza, che si seppe chiamarsi Domitilla, esclamò:” Niente disseta come l’acqua!”. Il prete, che era vecchio e saggio, borbottò: “Lo prenderò come un sì” e li dichiarò marito e moglie.

Un caro saluto e alla prossima da Vittoria!

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