
Buona giornata alle ascoltatrici e agli ascoltatori di RadioBase e ben ritrovati da Maria Vittoria Grassi dopo la pausa estiva, anche quest’anno particolarmente opprimente. Andar per Mantova riparte con il suo bizzarro fagotto di incursioni curiose sulla città Dunque da che cominciare? In occasione del Festival Letteratura si fa molto parlare della Loggia del Grano, dove si colloca solitamente la biglietteria del Festival. Dunque mi sono chiesta: che cosa si sa di questa Loggia del Grano e dell’edificio che la ospita? Si tratta del Palazzo della Camera di Commercio che, in pieno centro città, ha una sua storia molto interessante ed è spesso guardato, ma non visto veramente, dai mantovani, come capita a tanti edifici che rientrano nella routine del quotidiano: un piccolo tesoro architettonico sottovalutato, forse anche perché si tende ad attribuire più esplicito valore ai monumenti della Mantova tradizionale, quella più antica.
Partirò questa volta dalla fine per arrivare al principio: l’edificazione del palazzo della Camera di Commercio si concludeva a Mantova nel 1914, più di un secolo fa, ed è importante sottolineare che si era arrivati a realizzare per la città qualcosa di nuovo, un edificio liberty, ispirato, tipologicamente, agli antichi mercati coperti medievali. Ma, a questo punto, è legittimo domandarsi: quale parte di città dovette soccombere per far posto a questa novità?
Alla fine dell’Ottocento, sull’area dove sorgerà la Camera di Commercio, era iniziata la demolizione dell’ex ghetto, in linea con i motivi di ordine igienico, di viabilità, di decoro e di riordino edilizio coerenti con l’affermazione dei valori borghesi entro la città antica. Schematizzando, a partire dal 1895, nasceva l’odierna via Goito. Nel 1905, pochi anni più tardi, si creava piazza Sventramento, sull’area delle odierne via Bertani, via Spagnoli, via Calvi, via Scuola grande.
Si faceva scomparire così un singolare tessuto urbano, ricco di storiche testimonianze, con l’intento di far sorgere, su quell’area, una piazza. Ma gli obiettivi presto si modificarono: il Comune vendette l’area più grande alla Banca d’Italia, che vi innalzerà la nuova sede (1914 – 1922); su un altro lotto si alzerà la costruzione del Consorzio di Bonifica dell’agro mantovano – reggiano (1912), e infine, su una superficie di circa 800 mq, si sarebbe edificata la sede della Camera di Commercio concepita da Aldo Andreani. Andreani (Mantova 1887 – Milano 1971) era allora un giovane architetto, che si era da poco diplomato in Architettura sia all’Accademia di San Luca di Roma che alla Scuola di Architettura civile di Milano. Il palazzo in questione espresse immediatamente quelle caratteristiche di novità e di originalità che ne fanno ancora oggi per tanti oggetto di attenzione e di studio, ricco come appare di ornamenti e citazioni degli stili del passato, dal medioevo ai capricci del manierismo e a bizzarri richiami orientaleggianti. Il tutto si ricompone in quattro distinte facciate che delineano un unico blocco edilizio il cui perimetro esterno si sposta dalle odierne via Calvi a via Spagnoli, da via Goito a via Castiglioni. I piani della facciata sono sottolineati dal succedersi di piloni prominenti, aperture, archi, colonne e pilastrini.
Al piano terra l’improvviso aprirsi della vasta loggia (appunto la nostra Loggia del Grano) – originariamente destinata alla borsa dei cereali – rimanda alla sua originaria vocazione di area di contrattazione mercantile, con arcate slanciate a tutto sesto. Lo spazio tra le colonne – ma tale intervento non altera l’ariosità dell’insieme – fu chiuso da magnifiche cancellate, in ferro battuto, a scomparsa, prodotte da un’officina veneziana: esse venivano abbassate ( e conseguentemente si produceva un allargamento degli spazi) negli orari d’apertura della sede camerale. Purtroppo il tempo tiranno mi impedisce di soffermarmi su altri particolari di questo straordinario edificio novecentesco. Per ora mi accontento di raccomandare a chi mi ascolta o mi legge di guardare, passando, con particolare e nuova attenzione questo Palazzo, in cui l’architetto Andreani ha profuso cultura competenza e fantasia. E, se entriamo nella Loggia del Grano, ricordiamo che dove ora si vende cultura un secolo fa si vendeva cibo. Buona settimana a tutti e a risentirci da Maria Vittoria Grassi.