
Massimo Ranieri
“Meditazione”, 1976 (CGD)
Pop, classico
di Paolo Casisa
Cari amici di Radiobase, mi sembra di immaginare la vostra sorpresa nel sapere che questa mia recensione è dedicata ad un album di Massimo Ranieri. Vi starete chiedendo… ma cosa diavolo c‘entra questo cantante che ha portato al successo canzoni come Rose Rosse, Se bruciasse la città, Erba di casa mia, Vent’anni e Perdere l’amore… con me che qui promulgo il Progressive Rock e il Jazz-Rock-Funky Fusion? Naturalmente non avete tutti i torti ma a volte la musica riserva davvero inusitate sorprese, se si cerca con attenzione nelle pieghe della discografia italiana. Nel 1976, quando il panorama musicale italiano era pieno zeppo di gruppi che suonavano il Rock Progressivo, Massimo Ranieri incise l’album Meditazione, un interessante progetto in cui è coinvolto il formidabile pianista, compositore e arrangiatore argentino Eumir Deodato, all’apice del suo successo, che qui ha curato gli arrangiamenti e suonato il pianoforte, il fender Rhodes e il moog. Questo album rispecchia appieno quella particolare inclinazione che negli anni ’70 offriva nuova veste a brani di Musica Classica dei grandi compositori del ‘700 e dell’800, impreziosendoli di moderni ritmi Rock e di suoni all’avanguardia. L’hanno fatto in tanti, dai Moody Blues ai Nice, dagli Ekseption all’Electric Light Orchestra, dai Procol Harum alle Orme.
Questo disco si può definire sperimentale poiché lega un notissimo interprete di musica leggera all’apice del successo, un mitico compositore e arrangiatore dal tocco unico e tre parolieri italiani (Oscar Avogadro, Vito Pallavicini e Giancarlo Bigazzi) che hanno inventato di sana pianta sei testi incastonati in altrettante composizioni classiche: Adagio veneziano, composta da Benedetto Marcello nel 1708; Adagio in sol minore di Tomaso Albinoni, compositore veneziano vissuto a cavallo tra il 1600 e il 1700; Serenata di Franz Schubert composta nel 1828; Concerto de Aranjuez di Joquin Rodrigo del 1939, Notturno in mib di Chopin e Meditation di Jules Massenet del 1894.
Eumir Deodato negli anni precedenti si era avvalso di alcuni dei migliori musicisti del mondo per incidere i suoi stupendi dischi, come Billy Cobham alla batteria, Stanley Clarke al basso, John Tropea alla chitarra e tanti altri. Per questo progetto tutto italiano era necessario che ci fossero artisti di grande talento, così si attinse a quel meraviglioso serbatoio strumentale che era l’Orchestra della Rai poiché nella blasonata formazione militarono ottimi musicisti che conoscevano alla perfezione i più disparati linguaggi stilistici, compresi il Rock e il Jazz.
Questi sono i musicisti che suonarono in questo disco. Sergio Coppotelli, un grande virtuoso di chitarra Jazz che nella sua carriera Rai si mise al servizio di grandi direttori come Bruno Canfora, Nino Rota, Pino Calvi, Ennio Morricone, Louis Bacalov, Riz Ortolani e Gianni Ferrio, collaborando anche coi celebri jazzisti Giovanni Tommaso, Enrico Pieranunzi, Gil Evans, Lee konitz, George Russell, Archie Sheep, Enrico Rava e Steve Lacy. Il secondo chitarrista è Silvano Chimenti, altro specialista della chitarra Jazz che ha inciso album storici come “Dalla Bussola” di Mina, “Non al denaro non all’amore né al cielo” di Fabrizio de André, “Un sabato italiano” di Sergio Caputo, “Questo piccolo grande amore” di Claudio Baglioni… e tanti altri con Modugno, Vanoni, Morandi, Branduardi. Poi c’è il bassista e contrabbassista Maurizio Majorana che legò la sua carriera alle colonne sonore di Piero Umiliani di film mitici come “La ragazza dalla pelle di luna”, “La legge dei gangsters”, “Svezia: Inferno e Paradiso” e “L’uomo e la città”. Infine il batterista Vincenzo Restuccia, tuttora ricordato dagli addetti ai lavori per il suo fantastico groove in ambito Pop e Jazz. Restuccia è stato il batterista del Festival di Sanremo dal 1993 al 2000, ha suonato con miti della musica come Dizzie Gillespie, Benny Goodman e Paco de Lucia, e ha all’attivo una quarantina di album incisi con artisti di grande successo… l’elenco sarebbe troppo lungo! La cantautrice e percussionista Marina Rei è sua figlia.
Gli splendidi archi e fiati scritti e arrangiati da Eumir Deodato, presenti su alcune tracce di “Meditazione”, sono quelli dell’Orchestra di Musica Leggera dell’Unione Musicisti di Roma. La bella voce di Massimo Ranieri fa davvero la sua bella parte in questo interessante disco, con la sua innata predisposizione alla teatralità sulla quale ha fondato la sua carriera di attore, cantante e showman. Buon ascolto ai cari amici che seguono Radiobase.eu