
Buon mercoledì tracciabile
Per capire certi fenomeni, é sempre una buona norma chiedere a chi giovano.
A chi giova che i salumi, la frutta, la verdura trasformata (pulita e tagliata e messa in confezioni e magari surgelata), la carne di coniglio, la carne trasformata (macinate a fatta a polpette) e il pane, non abbiano l’obbligo di indicare da dove vengono?
La tracciabilità della filiera, il percorso dalla produzione al consumo, c’é per molti prodotti, ma non per quelli che ho appena citato e nemmeno per il comparti lattiero caseario venduto al banco, per cui non ci é dato sapere se il gelato che gustiamo é fatto con latte fresco o in polvere, perché non c’é l’obbligo di indicarlo, anzi.
Allora se buona parte delle etichette dei prodotti riportano la traccia, perché questi no?
A chi giova?
A chi consuma sicuramente no, e nemmeno ai nostri produttori, ad altri, che importano carni varie dall’est, pane dalla Romania, latte in polvere dalla Germania o magari dalla Svizzera, probabilmente si.
Nel nostro piccolo ci rimane solo la forza di non comprare cose non tracciate; ai nostri rappresentanti in Europa, di battersi per la tracciabilità di tutto, tanto non abbiamo nulla da perdere, perché sono gli altri paesi che speculano e ci copiano anche i nomi, oltre che giocare con la nostra salute.
A risentirci, o a rileggerci, alla prossima occasione. Grazie
@robertostorti
Immagine tratta e poi elaborata da:
http://www.tcertifico.it/tracciabilita-alimentare-norme-in-materia-di-sicurezza/