Le favole disgraziate

Le favole disgraziate

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Le piccole storie di Maria Vittoria Grassi

C’era una volta una favola molto triste. Qualunque fosse la storia che raccontava qualcosa andava sempre storto: le principesse morivano, i principi si disperavano, gli incantesimi non riuscivano mai e le streghe avevano sempre modo di vincere e di sghignazzare dopo che i loro malefìci avevano prodotto sciagurati effetti. Magari l’inizio era anche buono: la principessa veniva salvata e il principe faceva la sua dichiarazione ma poi… capitava sempre qualche inciampo e tutto volgeva al peggio. Se era la storia di Biancaneve finiva che il principe arrivava tardi e la poveretta moriva avvelenata, se era Cenerentola la scarpetta si perdeva per sempre e le sorellastre la cacciavano di casa, se era Cappuccetto Rosso il lupo si mangiava nonna e nipote e il cacciatore si sparava su un piede e, avvilito, se ne tornava a casa. E così la povera favola finiva sempre nel cestino delle storie rifiutate o mai raccontate. Comunque il cestino di questo tipo di favole era sempre piuttosto pieno, tanto che un giorno, giusto per scambiare qualche parola, la nostra favola disgraziata cominciò a conversare con le sue vicine di cestino. La prima con cui parlò era una favola molto  malinconica: raccontò che lei partiva sempre bene, con tutti i personaggi giusti, ma che poi, fatalmente, tutti i protagonisti della storia finivano col diventare stranamente buoni e gentili: il lupo si faceva fare il solletico dalla nonna di Cappuccetto Rosso, la matrigna di Biancaneve ospitava a casa sua i sette nani e dava da mangiava solo pere per non rischiare mele avvelenate, persino la strega di Hansel e Gretel invece di infornare i bambini si metteva a cuocere e lasagne.

. Una terza favola si aggiunse poi al dialogo; lei era la favola più disgraziata di tutte: si bloccava a metà e  la storia non trovava mai la fine. A questo punto il coro delle favole rifiutate si fece ancora più ricco: storie che non finivano mai, storie balbuzienti, storie in cui i principi scambiavano lupi per principesse e le principesse si trasformavano in zucche. C’era persino una favola che faceva sposare Cenerentola con il nano Brontolo e metteva la scarpetta perduta alla zampa del lupo di  Cappuccetto Rosso. Insomma il cestino era pieno di favole assurde e confusionarie, che mai si erano potute raccontare. Ma, come si sa, l’unione fa la forza e la necessità aguzza l’ingegno. Un mese dopo quello scambio di disgraziate avventure uscì nelle librerie un nuovo libro di favole dal titolo “Le favole che non ti aspetti”: fu un successo editoriale straordinario, le favole disgraziate continuarono più che mai contente a raccontare pasticci e il vecchio cestino delle favole finì nel dimenticatoio, vuoto per sempre.

Un caro saluto e alla prossima da Vittoria

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