
Le piccole storie di Maria Vittoria Grassi,
C’era una volta un re molto distratto… Molto distratto nel senso che dimenticava soprattutto gli oggetti in giro per l’enorme castello e spesso questi oggetti non si trovavano più.
Per la verità era sempre stato distratto fin da piccolo, forse perché aveva ereditato questo difetto dalla madre, la regina Svanita, che già il primo giorno, dopo averlo allattato per la prima volta, se l’ era dimenticato sulla poltrona ed era andata a passeggiare in giardino con le amiche finché la cameriera, spolverando in salotto, non aveva trovato il bambino che strillava adagiato sul cuscino. Le cose erano continuate così per molti anni, ma le distrazioni della regina Svanita erano sempre state controllate dal precisissimo marito, il
re Euclìde, che ragionava puntigliosamente su ogni cosa e organizzava meticolosamente i programmi quotidiani, tracciando addirittura degli schemi geometrici affissi sulle varie stanze del castello e a cui tutti dovevano adeguarsi.
Purtroppo, però, Euclide era prematuramente scomparso, cadendo da un torrione mentre cercava di fare uno dei suoi soliti calcoli matematici sulle misure delle guglie.
Ma a questo punto il protagonista della nostra storia era già abbastanza grande per cavarsela da solo .. il che, per la verità non era del tutto vero. Re Euclide aveva dato a suo figlio il nome di Ugo, perché? gli sembrava un nome geometricamente breve è molto preciso, ma il nome non si era adattato, come sperava il padre, alla natura del figlio, che aveva già cominciato a segnalare il suo piccolo grande problema.
Ugo dimenticava qualsiasi cosa dappertutto non dimenticava piccole cose di poco conto… Il suo scettro, che vantava centinaia d’anni di antichità, ed era di raffinato ébano cesellato d’oro, era stato ritrovato dalla cuoca nella zuppa di fagioli domenicale dal musicista di corte tra le corde del pianoforte, in uno stivale del maggiordomo, che per molti giorni aveva zoppicato senza capire che cosa mai gli impedisse di camminare speditamente…
E questo non era niente: a volte dimenticava di infilarsi i pantaloni, di fare colazione, di rispettare gli orari… Insomma dimenticava praticamente tutto, e le sue giornate erano sempre casuali e caotiche nonostante gli sforzi del suo maggiordomo, sempre affannato, e dei vari ciambellano e domestici che tutte le volte che potevano mettevano rimedio alle sue mancanze.
Una volta Ugo dimenticò addirittura chi era, e si chiese per un’intera mattina se fosse lì come cameriere, come aiutante del re, ho come un amico della regina… Per fortuna questa amnesia preoccupante durò lo spazio di un mattino e non si ripeté più.
Ma c’era un altro problema, forse ancora più grande. Suo padre, il famoso re Euclìde, aveva fin dall’inizio programmato anche il matrimonio del figlio, stipulando un fidanzamento con la figlia di un suo carissimo amico, il re Presbìtero, che aveva una figlia più o meno dell’età di Ugo, la principessa Iride.
Tutti nel circondario parlavano di iride come di una principessa eccezionalmente intelligente e colta, ricca di qualità e, soprattutto ordinatissima. Niente, nel regno di Presbitero, e quindi nel mondo di iride, era mai fuori posto: ogni giornata era scandita meticolosamente, ogni cosa al posto giusto, ogni persona seguiva un preciso programma. Ed era appunto questa fama che preoccupava molto non tanto Ugo, che aveva accettato ben volentieri la scelta di suo padre perché non gli costava alcuna fatica, ma soprattutto i dignitari di corte.
Come avrebbe fatto una principessa precisa come iride ad accettare e a gestire i problemi di questo sconosciuto e sconclusionato marito?
Finalmente arrivò il giorno in cui iride si presentò per conoscere il novello sposo e per i preparativi delle nozze. Quando la ragazza comparve e il principe l’accolse, tutti si accorsero che Ugo aveva dimenticato di mettersi le scarpe e non portava ai consueti occhiali che gli permettevano di vedere chiaramente le cose davanti a lui.
Anche la sala del trono appariva disordinata e caotica: fazzoletti sulle poltrone, calzini appesi alle spalliere delle sedie, cuscini sul pavimento… Quindi Ugo si inchinò gentilmente davanti a suo maggiordomo presumendo che si trattasse della ragazza, e avanzò a piedi nudi con aria festosa.
Iride però non si scompose, gli prese gentilmente il braccio e fece cenno al maggiordomo di recuperare le scarpe. Poi si guardò attorno soddisfatta, fece una bella risata e disse: “finalmente un po’ di sano disordine, le sale del mio regno mi fanno sentire imbalsamata!”. Con molta grazia fece cenno di raccogliere i cuscini, spolverare i mobili, recuperare gli occhiali del principe, rimettere al loro posto tanti oggetti disseminati qua e là ed evidentemente dimenticati o recuperati a caso: vecchi maglioni, fazzoletti appallottolati, stringhe da scarpe abbandonate sulle sedie, persino un pettine e uno spazzolino da denti finiti sotto un tàvolo…
insomma, fu sùbito chiaro a tutti che il regno aveva trovato la regina giusta: efficiente ma simpatica, capace e, anzi, felice di accettare i grossi difetti del marito che, per la verità, fu così entusiasta di quella moglie fortunatamente ereditata che riuscì persino a non perdere gli anelli di nozze…
E vissero tutti felici e contenti?
Forse sì e forse no ma è anche vero che essere un po’ distratti e disordinati non è poi il difetto peggiore che a qualcuno può capitare… anzi, a volte può essere anche piacevole, non lasciarsi intrappolare in troppe regole di comportamento…
Un caro saluto e un ciao da Vittoria