Lucy in Blue “Lucy in Blue” (2016)

Lucy in Blue “Lucy in Blue” (2016)

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Lucy in Blue
“Lucy in Blue”, 2016 (Self released)
Rock-prog, post-rock

di Paolo Casisa

La musica rock islandese è un fenomeno affascinante e unico, che riflette non solo la cultura e la storia dell’Islanda, ma anche la sua geografia spettacolare e la forza della sua comunità artistica. Sebbene l’Islanda sia un paese relativamente piccolo, ha prodotto una sorprendente varietà di artisti e band che hanno raggiunto fama internazionale, creando sonorità come riflesso della ricca cultura e della bellezza naturale dell’Islanda, con una virtuosa capacità di mescolare tradizione e innovazione, dimostrando così che anche un piccolo paese può avere un impatto enorme sulla scena musicale mondiale. Negli anni ’80 la scena musicale islandese ha cominciato a prendere forma, con band come i Purrkur Pillnikk e i Beyr che hanno iniziato a sperimentare con il punk rock e la new wave. Questi gruppi hanno contribuito a creare un’identità musicale che si distaccava dalle influenze nordiche e abbracciava sonorità più globali.
Tuttavia, è negli anni ’90 che la musica rock islandese ha davvero cominciato a brillare. Con l’emergere di band come i Sálin Hans Jonsson e i Sigur Rós, il rock islandese ha trovato una voce distintiva, caratterizzata da melodie eteree e testi poetici che spesso riflettono il paesaggio naturale dell’Islanda. Sigur Rós, in particolare, ha ottenuto un grande successo internazionale, portando il post-rock islandese a un pubblico globale. Poi arrivò Björk: la sua musica intrisa di influenze islandesi e la sua voce inconfondibile ha fatto di lei una delle artiste più riconosciute al mondo. Negli anni 2000 il rock islandese ha continuato a prosperare, con band come i Of Monsters and Men e i Kaleo che hanno conquistato le classifiche internazionali. Questi gruppi hanno saputo mescolare elementi di folk, rock e pop, creando un sound fresco e coinvolgente che ha attirato l’attenzione di pubblico e critica. Una perla rara scaturita nel 2013 dal nulla ghiacciato della tundra islandese è la band denominata Lucy in Blue che ha catturato l’attenzione della scena musicale internazionale con il suo sound fortemente ispirato al Rock Progressivo che negli anni ’70 resero mitici i Pink Floyd, i King Crimson, i Camel e tante altre formazioni di quella epoca straordinaria. La band mosse i suoi primi passi psichedelici a Reykjavik dando vita ad una musica densa di atmosfere che evocano paesaggi onirici e profondi. I quattro giovanissimi componenti, dai nomi per noi impronunciabili, portano le proprie diverse esperienze e tanta creatività al progetto: Steinþór Bjarni Gíslason (chitarra e voce), Arnaldur Ingi Jónsson (tastiere e voce),
Matthías Hlífar Mogensen (basso e voce), Kolbeinn Þórsson (batteria).   I loro testi, spesso poetici e introspettivi, affrontano temi come l’amore, la ricerca di identità e il legame con la natura, riflettendo l’incredibile bellezza e la maestosità dell’Islanda. Questo loro primo album autoprodotto omonimo è uscito nel 2016, suscitando l’interesse di tantissimi appassionati in tutta Europa. Questo è un buon esempio di come il Progressive Rock e la Psichedelia dei tempi andati possano essere ripresi e riproposti al giorno d’oggi, mantenendo freschezza e fascino immutati grazie ad un groove carico di armonia, a svettanti assoli di chitarra di Gilmouriana memoria, arrancando infreddoliti attraverso la tundra o restando placidamente seduti per ore ad ammirare un tramonto che non finisce mai! Sono sei i brani che fanno parte di “Lucy in Blue:
“Senses” – Lunga suite in cui l’organo Hammond e una chitarra cristallina omaggiano con molta chiarezza il percorso che i Pink Floyd fecero da…  “Pompei alla faccia buia della Luna”.
“Dazed Petition” – Continua l’omaggio ai Pink Floyd dei tempi di “The Wall” con questo brano che in pochi minuti transita da una morbida atmosfera piano e voce ad un ritmo incalzante, poi sognante ed infine ispirato al sound degli Yes… si sono divertiti i ragazzi!
“On the surface” – Introduzione a sorpresa in lingua finlandese che sfocia in un bel brano piano e voce che ricorda la magia dei Caravan.
“Conflicting Sounds” – Brano in cui spiccano una bella voce profonda e due brevi improvvisazioni, la prima di piano jazzato e la seconda di chitarra elettrica.
“Absent” – I King Crimson delle splendide ballate dolorose e inquietanti sono le meravigliose fonti di ispirazione di questo brano post apocalittico in cui i Lucy in Blue decretano il loro sviscerato amore per una musica tuttora meravigliosa. Davvero molto bella questa qua!!!
“Pricker’s Groove” – Poteva forse mancare un 5/4 che diventa un 4/4 come la mitica “Money”?  I Lucy in Blue finiscono alla grande questo loro album di debutto omaggiando nel dettaglio i Pink Floyd, ma anche gli Yes nella parte centrale… che vi devo dire… a me questo album mi è piaciuto tantissimo… sarà la senescenza!

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