
Françoise Hardy
“Message personnel”, 1973 (Warner Bros)
Pop, chanson
di Paolo Pisi
Franҫoise Hardy, francese, classe 1944, icona yé-yé suo malgrado.
Conosce il successo a 18 anni con “Tous les garҫons et les filles”, grazie a una tribuna elettorale sulla TV francese in cui il 45 viene inserito durante la trasmissione. Di colpo diventa la regina degli adolescenti che soffrono per amore: i discografici ne sfruttano l’onda e pensare che è lei a scrivere i suoi testi. Con questo stampo vengono sfornate dozzine di hit e il successo è dirompente, aiutato anche dall’immagine che la Hardy dà di sé, schiva, alta, capelli lunghi e con un’innata ritrosia e timidezza che la rendono perennemente imbronciata. Supera i confini della Francia e trova terra fertilissima in Italia, Germania, Spagna e Inghilterra, cantando in queste quattro lingue i suoi successi; in Italia, la pattuglia di ragazze francesi è già cospicua (Dalida, Marie Laforet, Catherine Spaak -in realtà belga- e soprattutto Sylvie Vartan, protagonista dei sabati sera in tv, fino a France Gall e Katty Line sul finire del decennio), ma la Hardy diventa una stella di prima grandezza.
Paga pegno al Festival di Sanremo (nel 1966 in coppia con Edoardo Vianello, “Parlami di te”), traduce in francese “Il ragazzo della via Gluck” e “Se telefonando”, compare in qualche musicarello e nel kolossal “Grand Prix” di John Frankenheimer; sfila con un abito d’oro di Paco Rabanne, fa innamorare di sé Bob Dylan, il quale incontrandola non riuscirà a spiaccicare parola, dedicandole poi la poesia, “For Françoise Hardy at the Seine’s Edge”, che scriverà sulla cover di un suo LP.
Carattere non propriamente facile anche con i discografici, al punto da fondare ella stessa una casa discografica per essere più libera di incidere quello che vuole, abbandona nel 1968 tournéè e concerti, limitandosi solo a comparsate televisive e radiofoniche.
Nel 1973, dopo qualche anno di silenzio pubblica il disco scelto come pietra miliare, “Message personnel” di cui scrive la maggior parte dei testi (tra gli altri autori sono da ricordare Serge Gainsbourg e Georges Moustaki). Con questo disco la Hardy apre il capitolo successivo a quello in cui è stata la reginetta dei francesi: l’album è ben costruito con focus puntato sugli aspetti cantautorali -che ogni tanto emergevano nella sua “vita” precedente- e con una particolare cura degli arrangiamenti, ricercando un livello tecnico sempre più elevato.
Capolavoro assoluto la title-track, che inizia come un messaggio su una segreteria telefonica per poi aprirsi in un’interpretazione sublime della Hardy.
Sempre più lontana dallo star-system, ma sempre vicina al cuore dei francesi, pubblicherà ancora con regolarità, alternando la musica alla psicologia, all’astrologia e alla letteratura. Taglierà poi i suoi iconici lunghi capelli nel frattempo imbiancati fino alla pubblicazione nel 2004 di un altro capolavoro, “Tant de belles choses”, la cui title track è quasi un suo struggente testamento non solo musicale (in quell’anno le fu diagnosticato un linfoma) che fu tradotto in italiano da Franco Battiato e interpretato da Alice.
Franҫoise Hardy è morta l’11 giugno 2024 a 80 anni.