A Mantova un ambulatorio contro il papilloma virus

A Mantova un ambulatorio contro il papilloma virus

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Per giovani dai 13 ai 26 anni

L’8 novembre è aperto, all’ospedale di Mantova, l’ambulatorio dedicato alla vaccinazione HPV – Papilloma virus. Al microfono di Radiobase il responsabile del dipartimento materno infantile dott Franco Olivetti.
La vaccinazione viene offerta alla popolazione femminile di età compresa tra i 13 e i 26 anni , previa espressa richiesta. La prestazione è a pagamento, con tariffa agevolata, di 65 euro per ciascuna somministrazione. Sono previste 3 distinte somministrazioni: una a tempo zero, una a 2 mesi, una a 6 mesi. La vaccinazione sarà preceduta da valutazione anamnestica e da adeguato counseling per la raccolta del consenso informato. In prima fase sperimentale sarà aperto un ambulatorio dedicato presso l’Ospedale di Mantova con le seguenti modalità:
– Il primo lunedì di ogni mese dalle 14 alle 15 gestito dalla dott.ssa Alessandra Ollago
– Sede: ambulatorio presso Padiglione 5 – Poliambulatori
– prenotazione, accettazione, riscossione: Cassa Cup – libera professione padiglione 5 (telefono 0376.201323)

Al termine del prima fase sperimentale, si valuterà l’opportunità dell’apertura di ambulatori negli Ospedali di Asola e di Pieve di Coriano e l’ampliamento dell’orario dell’ambulatorio di Mantova.
E’ ormai assodato che circa il 70 per cento dei Tumori del collo dell’utero, è dovuto alla infezione da Papillomavirus (HPV). Questo tipo di tumore colpisce, ogni anno, circa 3.500 donne italiane con incidenza più elevata intorno ai 45 anni, risultando letale per 1.000 di esse e costituisce la seconda causa di morte per tumore in Europa, dopo il tumore al seno. L’infezione avviene per via sessuale e, in 3 donne su 4, decorre in modo asintomatico, esitando in una “guarigione spontanea”. L’Istituto Superiore di Sanità stima che il 50-80 per cento dei soggetti sessualmente attivi, contrae questo virus nel corso della vita, e fino al 50 per cento si infetta con un tipo oncogeno. I sierotipi conosciuti di Papillomavirus sono più di 100 ed ovviamente non sono tutti uguali o patogeni allo stesso modo, risultando in grado di causare lesioni maligne solo 13 di essi.
In particolare, i ceppi 16 e 18 di Papillomavirus provocano il 70 per cento delle forme tumorali del collo dell’utero. Altri ceppi (ad esempio 11 e 6), invece, provocano i condilomi acuminati (chiamati anche “creste di gallo”), la malattia sessualmente trasmessa più diffusa, ma che non si trasforma in tumore, potendo però dar luogo a fastidiose recidive. L’esame più utilizzato per la prevenzione del tumore del collo dell’utero è il PAP-Test, che consiste nel prelevare alcune cellule con una spatolina, durante una normale visita ginecologica. Però, nel nostro Paese, la copertura con questo test non è completa nè capillarmente diffusa: una donna su tre non ha mai eseguito un PAP-Test.
Da qualche anno è disponibile anche un nuovo test che permette di identificare il Papillomavirus (sulle cellule raccolte con il PAP-Test). Poi sono arrivati i Vaccini contro il Papillomavirus. Nel nostro Paese, dal 2008 la vaccinazione viene offerta gratuitamente alle bambine di età compresa fra 11 e 12 anni non compiuti. La scelta di tale fascia di età è comprensibile: il vaccino è un’arma preventiva, e come tale, ha la sua massima efficacia nei soggetti che non hanno contratto l’infezione dal Papillomavirus, quindi in coloro che non hanno ancora una vita sessualmente attiva. Attualmente sono in commercio nel nostro Paese due Vaccini contro il Papillomavirus: uno quadrivalente (diretto contro i ceppi 16,18,11,6) l’altro bivalente (diretto contro i soli ceppi 16 e 18). Entrambi constano di tre somministrazioni nell’arco temporale di 6 mesi. Non si sa ancora se e quando saranno necessari ulteriori “richiami”.
A parte la fascia di età delle undicenni, il vaccino può essere somministrato alle donne con età compresa fra i 13 ed i 26 anni. Al riguardo si può senz’altro affermare che il vaccino può essere utile anche in soggetti con più di 13 anni, anche se la sua efficacia tende a diminuire se si è entrati in contatto con 1 o più dei ceppi virali contenuti nel vaccino stesso. Gli studi finora effettuati hanno mostrato che il vaccino è sicuro e gli effetti collaterali paragonabili a quelli di altri vaccini di massa. Gli studi sull’efficacia della vaccinazione hanno coinvolto donne di età inferiore a 26 anni, che non erano state contagiate dal virus. In queste donne la vaccinazione è efficace nel prevenire il 98 per cento dei casi di infezione dovuta ai ceppi di HPV del vaccino e le lesioni pre-cancerose correlate, cioè quelle che possono precedere lo sviluppo del tumore.
E’ fondamentale ricordare che la vaccinazione è un alleato importante per ridurre il rischio di tumore, ma da sola non basta. Resta un 30 per cento di casi che non sono protetti dalla vaccinazione e proprio per questo è estremamente importante che, in futuro, le donne, anche se vaccinate prima della pubertà, si sottopongano con regolarità al PAP Test, a partire dai 26 anni. La Vaccinazione anti Papillomavirus offre una opportunità unica ed epocale di prevenzione efficace e sicura nei confronti principalmente del cancro del collo dell’utero, ma anche verso altri tumori genitali, anali e di testa-collo.

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