Led Zeppelin “IV” (1971)

Led Zeppelin “IV” (1971)

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Led Zeppelin
“IV”, 1971 (Atlantic)
Rock

di Antonio Del Mastro

Ebbene sì, la leggenda narra di un misterioso Labrador nero che, vagando intorno alla villa rurale Headley Grange, location non lontana da Londra spesso usata anche da altri artisti per poter trovare tranquillità e ispirazione, battezzò per così dire uno dei migliori pezzi rock di tutti i tempi. Ed infatti, il singolo Black Dog che apre l’album LED ZEPPELIN IV, sembra presagire una serie di eventi capitati al gruppo e descritti nei testi delle canzoni di questo capolavoro assoluto. Riproducendo all’inizio il rumore di una bobina di nastro magnetico che cade srotolandosi , il brano sembra ricongiungersi ad Immigrant Song quasi per completarlo e  perfezionare il sound esplosivo che consacrerà il Dirigibile nell’Olimpo del Rock.
Nonostante venissero snobbati da molti critici dell’epoca, decisero di non dare nuovamente nessun titolo particolare all’album come nei lavori precedenti, dimostrando che la loro musica era seguita dai fans perché rappresentava qualcosa di diverso da qualsiasi invenzione commerciale o volontà particolari da parte delle case discografiche.
Era il 1971 e la musica stava attraversando il primo periodo post Beatles, dando spazio a lavori più concept con improvvisazione sperimentali e lunghe suite.
Dal brano Four Sticks, dove echeggiano le quattro bacchette di John Bonham ed il sintetizzatore di John Paul Jones, nasce in soli 15 minuti di ispirazione Rock’n’Roll . I riff di Jimmy Page e di Ian Stewart (ex Rolling Stones) al pianoforte fanno di questo pezzo una pietra inamovibile di tutti i live del gruppo.
La bellissima Going To California non stanca mai di essere riascoltata nel tempo, complice la dolce melodia che riesce quasi a mascherare il tragico evento presagito nel testo della canzone (terremoto di Los Angeles dopo un atterraggio degli Zeppelin).
Nelle sonorità groove di When The Leeve Breaks, dove il testo e’ un riferimento ad una passata inondazione del Mississipi, il mitico Boham dimostra la sua intelligenza musicale non lasciando niente al caso, trovando sempre il  giusto spazio tra le parole di Plant senza mai sovrastarlo. Inciso in maniera insolita con dei microfoni sospesi dall’alto per ricreare effetti di riverbero, è quasi impossibile suonarlo dal vivo per riprodurre fedelmente il suono originale.
Il brano folk The Battle Of Evermore con chitarra acustica e mandolino celtico, realizzato con la cantautrice Sandy Denny dei Fairport Convention, resterà l’unico duetto artistico femminile di Robert Plant durante la carriera con gli Zeppelin.
Gran pezzo rock invece Misty Mountain Hop, sulla stessa scia di Black Dog dove il sound torna ad essere quello tipico della band e la voce orgasmica del vocalist imprime la giusta energia al brano.
Infine una delle canzoni più belle di tutta la storia del Rock e brano rappresentativo per antonomasia dei Led Zeppelin, Stairway To Heaven, con le sua malinconiche note che accompagnano in sottofondo la splendida voce di Robert Plant avvolta poi nel finale, dal miglior riff chitarristico di Jimmy Page.
A mio parere, l’album “IV” o chiamato anche “ZoSo”, segna di fatto la fine artistica dei LED ZEPPELIN. La  copertina raffigurante un vecchio individuo che sembra essere uno stregone travestito da contadino, i chiari  riferimenti all’occulto e a simboli esoterici sia nei testi sia nella copertina stessa, una vita fatta di eccessi sotto tutti i punti di vista, sono stati di fatto un prenunzio di tragedie poi verificatesi negli anni successivi ( prime fra tutte la morte del figlio di Plant e la scomparsa prematura di Bohnam) sconvolgendo i membri della band, al punto da non riuscire a ripetersi mai più con la stessa vena compositiva e sciogliendosi definitivamente nel 1980.
Ci resta la loro eredità musicale di geni assoluti che, pur non avendo inventato nulla di nuovo, hanno saputo fondere folk, psichedelia, blues, funk e rock come nessuno mai riuscirà a fare dopo, rappresentando l’ossatura dell’ hard rock in tutte le sue forme….Onore al Martello degli Dei

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Sono nato in Puglia ma vivo in Piemonte da oltre vent’anni. Ho iniziato a 13 anni ad ascoltare Beatles e Rolling Stones, fino ad apprezzare in pochissimo tempo artisti come Little Feat, Jimi Hendrix, Led Zeppelin, Creedence CR, Ten Years After, Pink Floyd,Canned Heat. Mi divertivo facendo il disk jockey con dance, tecno music e progressive sound. Ho sempre amato il genere blues e le sue infinite sfumature, da quelle “soft” a quelle più “hard”. Il mio album preferito? The dark side of the moon. La mia cura per il mal di testa? Led Zeppelin. La mia pietra miliare? Free Bird dei Lynyrd. Il gruppo più sottovalutato? Ten Years After di sicuro… Il gruppo più sopravvalutato? I Queen senza alcun dubbio. Gli album rock più inutili? Molti, Frank Zappa, poteva risparmiarseli… Il chitarrista più raccomandato? Slash. Il chitarrista più sfortunato? Stevie Ray Vaughan. Bene con questa sintesi credo di essermi presentato a dovere!